Letture: Isaia 6,1-2a.3-8; Salmo 137; Prima Lettera ai Corinzi 15,1-11; Luca 5,1-11
Mi sembra di vederli sulla riva quei poveri pescatori, che con aria afflitta e delusa, dopo una notte di fatica inutile, coi piedi nella sabbia e le teste chine, lavano quelle reti che non sono servite a niente. Mi sembra di vederli alzare la testa per guardare quel giovane Maestro che arriva proprio là, dove sono loro, con le loro legittime preoccupazioni, che li prega di poter salire. Ci mancava solo questa, come se non bastasse una notte intera ad aspettare pesci che si sono dileguati, una notte buttata via: ora tocca anche stare fermi ad aspettare.
Cosa avrà detto Gesù, seduto su quella barca, alla folla? Di cosa avrà parlato? E come risuonano quelle parole nei cuori stanchi e sfiniti di Simone e soci? Me lo immagino il sorrisetto di Simon Pietro al sentir raccontare di pecore e lievito, di uccelli del cielo e fiori dei campi: la realtà per lui e compagni è tutta in quelle reti vuote, nella fatica sprecata della notte. E ora? Ma non è il figlio del falegname? Che ne sa Lui della pesca, vuole forse insegnar loro il mestiere di pescatore?
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Don Luigi Verdi
Ci sono momenti della vita in cui ci sentiamo persi. Sono i momenti in cui sperimentiamo il fallimento, quando non riusciamo a vivere quello che ci sta a cuore. Sono le situazioni in cui la nostra immagine rischia di andare in frantumi, perché non risponde più al progetto, all’ideale, a quel modello che avevamo in mente. Vorremmo solo nasconderci, scomparire, riavvolgere il nastro. E invece la vita ci chiede di stare lì, abbiamo bisogno di tornare in quel fallimento per imparare a rileggerlo.
Forse per questo Dio ci raggiunge spesso proprio in quello spazio che ci sembra inutile, in quel fotogramma che vorremmo buttare via, in quell’esperienza che avremmo tanta voglia di archiviare una volta per sempre. Dio vuole insegnarci che noi siamo molto di più del nostro errore. E proprio là dove ci sentiamo persi, possiamo scoprire che valiamo molto di più di quello che pensiamo. Vale la pena lasciarsi raggiungere da Dio. Questa è anche l’esperienza di Simone, che si lascia incontrare una mattina mentre sta sistemando le reti, rimuginando forse sul suo fallimento: ha pescato tutta la notte senza prendere niente.
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P. Gaetano Piccolo
V domenica
Tempo ordinario, Anno C
Letture: Isaia 6,1-2a.3-8; Salmo 137; Prima Lettera ai Corinzi 15,1-11; Luca 5,1-11
Mi sembra di vederli sulla riva quei poveri pescatori, che con aria afflitta e delusa, dopo una notte di fatica inutile, coi piedi nella sabbia e le teste chine, lavano quelle reti che non sono servite a niente. Mi sembra di vederli alzare la testa per guardare quel giovane Maestro che arriva proprio là, dove sono loro, con le loro legittime preoccupazioni, che li prega di poter salire. Ci mancava solo questa, come se non bastasse una notte intera ad aspettare pesci che si sono dileguati, una notte buttata via: ora tocca anche stare fermi ad aspettare.
Cosa avrà detto Gesù, seduto su quella barca, alla folla? Di cosa avrà parlato? E come risuonano quelle parole nei cuori stanchi e sfiniti di Simone e soci? Me lo immagino il sorrisetto di Simon Pietro al sentir raccontare di pecore e lievito, di uccelli del cielo e fiori dei campi: la realtà per lui e compagni è tutta in quelle reti vuote, nella fatica sprecata della notte. E ora? Ma non è il figlio del falegname? Che ne sa Lui della pesca, vuole forse insegnar loro il mestiere di pescatore?
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Don Luigi Verdi
Ci sono momenti della vita in cui ci sentiamo persi. Sono i momenti in cui sperimentiamo il fallimento, quando non riusciamo a vivere quello che ci sta a cuore. Sono le situazioni in cui la nostra immagine rischia di andare in frantumi, perché non risponde più al progetto, all’ideale, a quel modello che avevamo in mente. Vorremmo solo nasconderci, scomparire, riavvolgere il nastro. E invece la vita ci chiede di stare lì, abbiamo bisogno di tornare in quel fallimento per imparare a rileggerlo.
Forse per questo Dio ci raggiunge spesso proprio in quello spazio che ci sembra inutile, in quel fotogramma che vorremmo buttare via, in quell’esperienza che avremmo tanta voglia di archiviare una volta per sempre. Dio vuole insegnarci che noi siamo molto di più del nostro errore. E proprio là dove ci sentiamo persi, possiamo scoprire che valiamo molto di più di quello che pensiamo. Vale la pena lasciarsi raggiungere da Dio. Questa è anche l’esperienza di Simone, che si lascia incontrare una mattina mentre sta sistemando le reti, rimuginando forse sul suo fallimento: ha pescato tutta la notte senza prendere niente.
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P. Gaetano Piccolo