Letture: Isaia 43,16-21; Salmo 125; Filippesi 3,8-14; Giovani 8,1-11
Quanto darei per sapere cosa stava scrivendo Gesù: una preghiera o il verso di una poesia o di una canzone? O il versetto di un salmo, forse proprio quello del salmo 125 che è tra le letture di oggi: «… la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia». Quanto pesano le pietre di chi si sente senza peccato, di chi suppone di essere giusto, sempre a posto con la coscienza? Quanto pesano quelle pietre che siamo incessantemente pronti a scagliare sulle debolezze e fragilità di chi ci sta intorno? E se questa scena si ripetesse oggi, qua, nel piccolo mondo in cui vivo, io dove sarei? Sarei insieme a quegli scribi a reclamare l’applicazione della legge? È così facile e comodo alzare la mano e tirare macigni contro chi sbaglia; si fa così presto ad emanare condanne, a sottolineare spietatamente l’errore dell’altro.
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Don Luigi Verdi
Cosa c’entra la giustizia con la legge? S. Paolo parla spesso di giustizia e di giustificazione. Mi ha sempre colpito il fatto che la parola giustificazione è composta da due termini latini e cioè “iustum-fàcere” e che tradotta bene significa “rendere giusti“. Ora, l’amministrazione della giustizia umana può raggiungere il massimo quando dichiara che un uomo ha veramente compiuto o non compiuto il delitto di cui è accusato. La Bibbia, invece, dice che Dio giustifica, cioè rende giusti. La giustizia umana non potrà mai compiere il miracolo di ristrutturare la persona, il suo passato e il suo futuro. Dio invece crea dal nulla, rende giusti gli imputati e i giudici, i guardoni e i preti, gli innocentisti e i colpevolisti. Sono in ansia perché non so come farò a spiegare, domenica prossima, alle vecchiette della mia parrocchia, il fatto di Gesù che “giustifica” l’adultera.
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Don Augusto Fontana
V domenica di Quaresima
Anno C
Letture: Isaia 43,16-21; Salmo 125; Filippesi 3,8-14; Giovani 8,1-11
Quanto darei per sapere cosa stava scrivendo Gesù: una preghiera o il verso di una poesia o di una canzone? O il versetto di un salmo, forse proprio quello del salmo 125 che è tra le letture di oggi: «… la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia». Quanto pesano le pietre di chi si sente senza peccato, di chi suppone di essere giusto, sempre a posto con la coscienza? Quanto pesano quelle pietre che siamo incessantemente pronti a scagliare sulle debolezze e fragilità di chi ci sta intorno? E se questa scena si ripetesse oggi, qua, nel piccolo mondo in cui vivo, io dove sarei? Sarei insieme a quegli scribi a reclamare l’applicazione della legge? È così facile e comodo alzare la mano e tirare macigni contro chi sbaglia; si fa così presto ad emanare condanne, a sottolineare spietatamente l’errore dell’altro.
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Don Luigi Verdi
Cosa c’entra la giustizia con la legge? S. Paolo parla spesso di giustizia e di giustificazione. Mi ha sempre colpito il fatto che la parola giustificazione è composta da due termini latini e cioè “iustum-fàcere” e che tradotta bene significa “rendere giusti“. Ora, l’amministrazione della giustizia umana può raggiungere il massimo quando dichiara che un uomo ha veramente compiuto o non compiuto il delitto di cui è accusato. La Bibbia, invece, dice che Dio giustifica, cioè rende giusti. La giustizia umana non potrà mai compiere il miracolo di ristrutturare la persona, il suo passato e il suo futuro. Dio invece crea dal nulla, rende giusti gli imputati e i giudici, i guardoni e i preti, gli innocentisti e i colpevolisti. Sono in ansia perché non so come farò a spiegare, domenica prossima, alle vecchiette della mia parrocchia, il fatto di Gesù che “giustifica” l’adultera.
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Don Augusto Fontana