XVI domenica

Tempo ordinario, Anno C

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Mentre erano in cammino… una donna di nome Marta lo ospitò nella sua casa. Ha la stanchezza del viaggio nei piedi, la fatica del dolore di tanti negli occhi. Allora riposare nella frescura amica di una casa, mangiare in compagnia sorridente è un dono, e Gesù lo accoglie con gioia. Immagino tutta la variopinta carovana raccolta nella stessa stanza: Maria, contro le regole tradizionali, si siede ai piedi dell’amico, e si beve a una a una tutte le sue parole; i discepoli tutt’intorno ascoltano; Marta, la generosa, è sola nella sua cucina, accoccolata al basso focolare addossato alla parete aperta sul cortiletto interno.

Alimenta il fuoco, controlla le pentole, si alza, passa e ripassa davanti al gruppo, a preparare pane e bevande e tavola, lei sola affaccendata per tutti. Gli ospiti sono come gli angeli alle querce di Mambre e c’è da offrire loro il meglio. Marta teme di non farcela, e allora “si fa avanti”, con la libertà che le detta l’amicizia, e s’interpone tra Gesù e la sorella: «dille che mi aiuti!». Gesù ha osservato a lungo il suo lavoro, l’ha seguita con gli occhi, ha visto il riverbero della fiamma sul suo volto, ha ascoltato i rumori della stanza accanto, sentito l’odore del fuoco e del cibo quando Marta passava, era come se fosse stato con lei, in cucina.

In quel luogo che ci ricorda il nostro corpo, il bisogno del cibo, la lotta per la sopravvivenza, il gusto di cose buone, i nostri piccoli piaceri, e poi la trasformazione dei doni della terra e del sole, anche lì abita il Signore (J. Tolentino). La realtà sa di pane, la preghiera sa di casa e di fuoco. E Gesù, affettuosamente come si fa con gli amici, chiama Marta e la calma (Marta Marta, tu ti affanni e ti agiti per troppe cose); non contraddice il cuore generoso ma l’agitazione che la “distoglie” e le impedisce di vedere di che cosa Gesù abbia davvero bisogno.

Gesù non sopporta che l’amica sia confinata in un ruolo subalterno di servizi domestici, vorrebbe condividere con lei molto di più: pensieri, sogni, emozioni, sapienza, bellezza, perfino fragilità e paure. «Maria ha scelto la parte buona»: Marta non si ferma un minuto, Maria all’opposto è seduta, completamente assorta, occhi liquidi di felicità; Marta si agita e non può ascoltare, Maria nel suo apparente “far niente” ha messo al centro della casa Gesù, l’amico e il profeta (R. Virgili).

Doveva bruciarle il cuore quel giorno. Ed è diventata, come e prima dei discepoli, vera amica; e poi grembo dove si custodisce e da dove germina il seme della Parola. Perché Dio non cerca servi, ma amici (Gv 15,15 ); non cerca persone che facciano delle cose per lui, ma gente che gli lasci fare delle cose, che lo lasci essere Dio.

Letture: Genesi 18,1-10; Salmo 14; Colossesi 1,24-28; Luca 10, 38-42

Ermes Ronchi
Avvenire  

 

È stato sempre importante ciò che ci insegnano Marta e Maria, secondo il contenuto più profondo di questo breve racconto. Ma adesso, nel momento di cambiamento che stiamo vivendo, è più importante ancora il magistrale insegnamento lasciatoci da Maria. Di cosa si tratta? Se in questo momento c’è qualcosa di chiaro, è il progresso della tecnologia. Quali conseguenze avrà questo progresso? Che la tecnologia, i robot faranno quasi tutti i lavori che gli uomini di solito fanno come macchine. Ma quello che nessuna macchina potrà fare è «quello che è specificamente umano»: l’affezione, l’affetto, la bontà, la tenerezza… Normalmente quello che forniscono le donne o si simboleggia in loro. Ci rendiamo conto di ciò che rappresenta la donna che ascolta e si interessa dello «stare con» l’altra persona o con le altre persone?

Marta è l’«aiuto», Maria è l’«ascolto». Marta rappresenta l’«essere per», Maria l’«essere con». Marta è «servizio», Maria è «compagnia». Noi tutti esseri umani abbiamo bisogno nella vita di tutte e due le cose, cioè, di quello che rappresentano Marta e Maria. Per questo tutti ci auguriamo di essere aiutati ed ascoltati. Forse la differenza fondamentale tra le due cose sta nel fatto che Marta è la rappresentazione di ciò di cui ognuno «ha bisogno dagli altri», mentre Maria è la rappresentazione di ciò che ognuno «apporta o dà agli altri». E questo spiega perché è così gratificante l’essere aiutati, ma lo è di più avere davanti qualcuno che ci ascolta.

Gesù esprime chiaramente la sua preferenza per quello che è e rappresenta Maria. Molta gente è disposta a dare; ogni giorno ci sono meno persone disposte ad ascoltare. E ci sono tante persone alle quali capita quello che succedeva a Marta: aveva tanto da fare che non le restava tempo per ascoltare. Tuttavia Gesù pensa che la cosa migliore che possiamo fare nella vita è essere sempre disponibili all’ascolto, a dedicare il nostro tempo, la nostra attenzione, il nostro interesse a ciò che dice l’altro, a centrare il nostro interesse su quello che interessa all’altro o all’altra, su quello che lo preoccupa, su quello che desidera, su quello che aspetta…

La rovina delle relazioni interpersonali è la mancanza di ascolto. Questa mancanza distrugge i matrimoni, le famiglie, le amicizie, i gruppi umani. I politici falliscono perché non ascoltano i cittadini. I preti ed i vescovi non compiono adeguatamente la loro missione quando non ascoltano la gente, soprattutto quando si disinteressano dei più lontani dalla Chiesa e da Dio. Quando invece il papa va a visitare un paese, più che disposto ad «insegnare», è certamente importante che sia disposto ad «imparare». Senz’alcun dubbio, in questo modo la Chiesa si avvicina ai popoli e si identifica di più con le domande e le necessità della gente.

p. José María Castillo
Il dialogo