II domenica di Avvento

Anno C

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto […].

Una pagina solenne, quasi maestosa dà avvio al racconto dell’attività pubblica di Gesù. Un lungo elenco di re e sacerdoti a tracciare la mappa del potere politico e religioso dell’epoca, e poi, improvvisamente, il dirottamento, la svolta. La Parola di Dio vola via dal tempio e dalle grandi capitali, dal sacerdozio e dalle stanze del potere, e raggiunge un giovane, figlio di sacerdoti e amico del deserto, del vento senza ostacoli, del silenzio vigile, dove ogni sussurro raggiunge il cuore. Giovanni, non ancora trent’anni, ha già imparato che le uniche parole vere sono quelle diventate carne e sangue. Che non si tirano fuori da una tasca, già pronte, ma dalle viscere, quelle che ti hanno fatto patire e gioire.

Ecco, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Non è l’annunciatore che porta l’annuncio, è l’annuncio che lo porta, lo incalza, lo sospinge: e percorreva tutta la regione del Giordano. La parola di Dio è sempre in volo in cerca di uomini e donne, semplici e veri, per creare inizi e processi nuovi. Raddrizzate, appianate, colmate… Quel giovane profeta un po’ selvatico dipinge un paesaggio aspro e difficile, che ha i tratti duri e violenti della storia: ogni violenza, ogni esclusione e ingiustizia sono un burrone da colmare.

Ma è anche la nostra geografia interiore: una mappa di ferite mai guarite, di abbandoni patiti o inflitti, le paure, le solitudini, il disamore… C’è del lavoro da fare, un lavoro enorme: spianare e colmare, per diventare semplici e diritti. E se non sarò mai una superstrada, non importa, sarò un piccolo sentiero nel sole.

Vangelo che conforta: – anche se i potenti del mondo alzano barriere, cortine di bugie, muri ai confini, Dio trova la strada per raggiungere proprio me e posarmi la mano sulla spalla, la parola nel grembo, niente lo ferma; – chi conta davvero nella storia? Chi risiede in una reggia? Erode sarà ricordato solo perché ha tentato di uccidere quel bambino; Pilato perché l’ha condannato. Conta davvero chi si lascia abitare dal sogno di Dio, dalla sua parola.

L’ultima riga del Vangelo è bellissima: ogni uomo vedrà la salvezza. Ogni uomo? Sì, esattamente questo. Dio vuole che tutti siano salvi, e non si fermerà davanti a burroni o montagne, neppure davanti alla tortuosità del mio passato o ai cocci della mia vita. Una delle frasi più impressionanti del Concilio Vaticano Secondo afferma: «Ogni uomo che fa esperienza dell’amore, viene in contatto con il Mistero di Cristo in un modo che noi non conosciamo» (Gaudium et spes 22). Cristo raggiunge ogni uomo, tutti gli uomini, e l’amore è la sua strada. E nulla vi è di genuinamente umano che non raggiunga a
sua volta il cuore di Dio.

Letture: Baruc 5,1-9; Salmo 125; Filippesi 1,4-6.8-11; Luca 3,1-6

Ermes Ronchi
Avvenire

 

Non possiamo avere la certezza che Luca imbrocchi la data e le autorità che detenevano il potere politico e religioso quando Giovanni Battista ha iniziato a predicare il suo messaggio, come preparazione per l’inizio della vita pubblica di Gesù.

Qui è interessante non la precisione storica, ma è importante che Luca si sia reso conto del fatto che il Vangelo di Gesù non si può annunciare a partire dall’«atemporalità». Quando l’annuncio del Vangelo prescinde dalla politica e dalla religione, il Vangelo non è altro che “parole”, “parole”, “parole”. Chiacchiere che non dicono nulla, non risolvono nulla. Giovanni, figlio di un sacerdote ebreo (Zaccaria), non appare né associato alla religione ufficiale, né al servizio del Tempio.

La Parola di Dio si rende presente nel deserto, luogo di anacoreti (di anachóresis), situazione di «assenza illegale» (H. Henne). Perché nel deserto andavano con frequenza coloro che erano insoddisfatti del sistema legale e fiscale, delle autorità. “Gente sospetta”. Da questa gente è venuta la Parola di Dio al mondo. Il Vangelo è sconcertante.

Ed a partire da quest’aspetto sconcertante, Giovanni alla gente che l’avrebbe ascoltata diceva parole che si ispirano al profeta Isaia, 40,3-5. Il riassunto del suo discorso consiste nel dire a tutto il mondo che il Signore si avvicina e viene quando si prepara la strada per lui. La preparazione consiste nello spianare difficoltà, nell’appianare disuguaglianze. Quando si rende più facile la vita alla gente, quando si riducono le disuguaglianze, quando si dà dignità a ciò che non ce l’ha, Dio si avvicina e Gesù si presenta nella nostra vita.

p. Josè Maria Castillo
Il dialogo