La complessità del gesto benedicente

Nell’antichità gli artisti prestarono molta attenzione a rappresentare correttamente le differenti posizioni delle mani.

L’atto di benedire è spesso presente nelle opere d’arte antiche. Esso viene espresso in varie forme, che corrispondono a gestualità differenti a seconda del periodo storico e dell’occasione cerimoniale. In un testo di Desmond Morris ospitato su Avvenire, il noto etologo, che si è interessato più volte all’arte e all’estetica dell’uomo, ha focalizzato l’attenzione a una particolare posizione delle mani, che l’osservatore contemporaneo fatica a comprendere.

Secondo lui, soprattutto nella cristianità la tipologia di benedizione più semplice è l’imposizione delle mani. Siccome essa implica il contatto fisico tra il celebrante e il fedele, quando c’è da benedire un gruppo ampio di persone non è più funzionale. Di conseguenza, si è sviluppata nel tempo una variante adatta a un’azione plurima: il sacerdote, dopo aver impostato le mani, blocca il suo movimento prima del contatto e, tenendo sollevati a mezz’aria il palmo o i palmi, impartisce la consacrazione verbale. Poi, per adattare la gestualità alle varie funzioni religiose, si è cominciato a mantenere alcune dita diritte e a piegare leggermente le altre.

Queste forme si moltiplicarono a causa delle scissioni delle comunità cristiane, come quella dell’XI secolo tra la Chiesa d’Occidente e la Chiesa d’Oriente. Di conseguenza, gli artisti prestarono molta attenzione a rappresentare correttamente nelle loro opere anche le più piccole variazioni. La Chiesa romana optò per un segno di benedizione che prevedeva di tenere diritti verso l’alto il pollice, l’indice e il medio e piegare le altre dita sul palmo. Le tre dita tese corrispondono al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, la Trinità.

Invece, la Chiesa ortodossa adottò un segno più complesso, in cui ogni dito era posizionato in un particolare modo per formare il monogramma IC XC, ovvero l’abbreviazione del nome greco Gesù Cristo. Quindi, l’indice disteso rappresentava la “I”, il medio ricurvo la “C”, il pollice e l’anulare incrociati la “X” e il mignolo ricurvo la “C”. Il gesto benedicente del Cristo Pantocratore presente nell’abside della cattedrale di Cefalù, mosaico del dodicesimo secolo, corrisponde a questo elaborato atto sacro.