È facile mettersi in comunione con chi è presente sul momento, non altrettanto pensare che la comunione la si deve intendere con tutti.
È facile mettersi in comunione con chi è presente sul momento, non altrettanto pensare che la comunione la si deve intendere con tutti.
C’è qualcosa di stonato su questa tavola, qualcosa di interrotto: ci sono i resti di un pasto concluso (le tazzine di caffè sono già vuote), ma non c’è ombra dei commensali, che hanno lasciato sulla tovaglia dei pani intonsi. Il pane della misericordia di Safet Zec, dipinto un paio di anni fa, è oggetto di una riflessione di Gian Carlo Olcuire su Vino Nuovo.
“Se un’opera d’arte sa portare un oggetto fuori del tempo e dello spazio, questa ha il merito opposto, cioè quello di tenerlo in vita come pane quotidiano: è ancora quel pane lì, in quel contesto lì, in quel giorno lì… Tanto da far pensare che, non consumato, domani avrà perso freschezza, al pari dei giornali poggiati sulla parte bassa della tavola. Ovvio che, più della precarietà del pane, a inquietare è la precarietà della comunione. Evidentemente limitata a dei presenti, divenuti – subito dopo – degli assenti.”
Il rischio dell’Eucaristia è questo. È facile mettersi in comunione con chi è presente sul momento, con chi va in chiesa per partecipare alla messa. Non è altrettanto facile pensare che la comunione la si deve intendere con tutti. In Gv 6,60-69 è scritto: Molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?».
“Viene in mente che del pane di tutti (come del vino, della casa, del lavoro…) dovremmo iniziare a occuparci noi, nella messa a disposizione di ciò che abbiamo e in quella dei nostri avanzi. Non possiamo essere innamorati solo del cibo per la vita eterna, svalutando il pane quotidiano e la misericordia che ci fa restare umani. Insomma, viene il sospetto che quest’opera sia il ritratto di chi, finito il banchetto eucaristico, convinto non vi sia altro da fare, fa finta di niente e sparisce. E viene un ulteriore sospetto: che Gesù, sentendosi nuovamente lasciato solo, stia per rinnovare la domanda «Volete andarvene anche voi?».”
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