Per far fronte ai bisogni umanitari servono oltre otto volte i fondi di vent’anni fa, ma i paesi più ricchi ne stanziano la metà.
Per far fronte ai bisogni umanitari servono oltre otto volte i fondi di vent’anni fa, ma i paesi più ricchi ne stanziano la metà.
L’1% più ricco della popolazione mondiale ha prodotto tra il 1990 e il 2015 il doppio delle emissioni di anidride carbonica rispetto alla metà più povera dell’umanità. Circa il 92% delle emissioni in eccesso storiche e il 37% di quelle attuali sono causati dalle nazioni ricche e industrializzate. Al contrario, ad oggi l’Africa è responsabile solo per il 4% del loro totale. Il problema decisamente grave, come si legge nel nuovo allarmante rapporto di Oxfam, è che per rispondere alla crisi climatica globale servono oltre otto volte i fondi che erano necessari vent’anni fa e i paesi donatori stanziano mediamente appena la metà di quanto è necessario.
Se nel biennio 2000-2002 serviva in media un miliardo e seicento milioni di dollari per aiutare le regioni più colpite dai cambiamenti climatici, tra 2019 e il 2021 il fabbisogno è cresciuto fino a superare i quindici miliardi. Ma dal 2017 gli stati più ricchi hanno destinato alla causa il 54% dei fondi chiesti dalle Nazioni Unite, ovvero trentatré miliardi di dollari in meno che sarebbero serviti per salvare migliaia di vite. Tra l’altro, queste richieste dell’ONU si riferiscono solo alle necessità umanitarie più urgenti, non alla copertura di tutti i costi reali imputabili alla crisi climatica.
Ad esempio, solo nel 2021 il costo delle conseguenze degli eventi meteorologici estremi è stato stimato in trecentoventinove miliardi di dollari, una cifra doppia a quanto stanziato nello stesso anno per i paesi in via di sviluppo. Dal 2000, inoltre, gli aiuti hanno raggiunto circa quattrocentosettantaquattro milioni di persone, ovvero un individuo bisognoso su otto visto che il totale di coloro che sono stati colpiti da disastri climatici negli stati a basso e medio reddito sono stati circa tre miliardi e novecentomila.
Negli ultimi anni, sono stati undici gli stati colpiti da almeno dieci eventi climatici estremi: Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Kenya, Niger, Somalia, Sud Sudan e Zimbabwe. In luoghi come questi, poi, aumentano la povertà, la fame, l’insicurezza alimentare, gli sfollamenti forzati, le migrazioni. Secondo le attuali proiezioni, la situazione non farà che peggiorare e i costi, economici e non, per l’intera umanità saranno enormi se non si interviene in maniera decisa nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
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