Se ne possono individuare tre tipologie, fra cui ognuno può scegliere quella più adatta al momento che sta vivendo.
Se ne possono individuare tre tipologie, fra cui ognuno può scegliere quella più adatta al momento che sta vivendo.
Nel Nuovo Testamento si possono individuare tre momenti in cui si parla di conversione, nei quali ne vengono proposte diverse tipologie. Non è detto che dobbiamo sperimentarle tutte contemporaneamente o con la stessa intensità, in quanto sono perlopiù legate alle stagioni della vita. L’importante è che ognuno scopra il tipo di conversione che fa per lui nel momento che sta vivendo. Nella prima meditazione del tempo quaresimale di quest’anno, padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, ha spiegato queste tre situazioni.
La prima è legata all’inizio della predicazione di Gesù e si può riassumere nelle parole: «Convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,15). Fino all’avvento di Cristo, convertirsi significava decidere di tornare indietro dopo che, a un certo punto, ci si era accorti di essere fuori strada. Significava fermarsi, avere un ripensamento e riprendere a osservare la legge per rientrare nell’alleanza con Dio. Con Gesù, convertirsi significa fare un balzo in avanti per entrare nel Regno e afferrare la salvezza, venuta gratuitamente agli uomini per libera e sovrana iniziativa del Signore.
Il secondo passaggio avviene quando Gesù risponde ai discepoli che gli hanno chiesto chi sia il più grande nel regno dei cieli. Dopo aver chiamato a sé un bambino e averlo posto in messo a loro, dice: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,1-3). In questo caso, la conversione è un ritorno per chi è già entrato nel Regno, ha creduto al Vangelo ed è da tempo al servizio di Cristo. Per gli apostoli, voleva dire andare indietro al momento della chiamata sulle rive del lago o al telonio, quando non avevano pretese, titoli, invidie e rivalità ed erano ricchi solo di una promessa («Vi farò pescatori di uomini») e della presenza di Gesù. Per noi, significa ritornare al momento in cui abbiamo avuto il primo vero incontro personale con Lui o abbiamo scoperto di essere chiamati all’ordinazione sacerdotale o alla professione religiosa, quando Dio solo bastava.
Infine, la terza tipologia di conversione la troviamo nella severa lettera alla Chiesa di Laodicea (Apocalisse): «Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo […]. Poiché sei tiepido […], sto per vomitarti dalla mia bocca. […] Sii zelante e convertiti» (Ap 3,15-19). Passando dalla mediocrità e dalla tiepidezza al fervore dello Spirito – san Paolo esortava così i cristiani di Roma: «Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello Spirito» (Rom 12,11) -, ognuno potrà finalmente superare il vero motivo della propria insoddisfazione e scontentezza. Ma come fare? Occorre accogliere con tutto il cuore lo Spirito Santo, lasciandolo libero di venire nel modo che vuole lui, non come noi vorremmo che venisse.
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