Da indagini scientifiche nell’Edicola del Santo Sepolcro è emerso che è sopravvissuta alla distruzione di mille anni fa.
Da indagini scientifiche nell’Edicola del Santo Sepolcro è emerso che è sopravvissuta alla distruzione di mille anni fa.
Per la prima volta dopo secoli, nell’ottobre 2016 è stata aperta la tomba di Gesù custodita nella chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, in occasione di un profondo restauro dell’Edicola che la contiene a cura dall’Università Tecnica Nazionale di Atene. Gli scienziati furono sorpresi da ciò che trovarono sotto la lastra di copertura in marmo, installata non oltre il 1555 e molto probabilmente già presente dalla metà del Trecento: un’altra lastra in marmo più antica, rotta e incisa con una croce, appoggiata direttamente sopra la superficie calcarea del letto funerario che intorno al 326, al tempo dell’imperatore Costantino, i romani identificarono come la tomba di Cristo.
Come si legge su National Geographic, dai campioni di malta prelevati in vari punti della struttura è emerso che questa prima lastra fu molto probabilmente murata all’incirca nel 345. Grazie a questa scoperta, basata sulle datazioni eseguite in due laboratori indipendenti e separati, si è potuto individuare con certezza la prima prova fisica del più antico santuario romano presente sul sito. Fino a quel momento, i ricercatori dovevano tenere conto del fatto che la chiesa del Santo Sepolcro fu distrutta nel 1009 (e successivamente ricostruita) e non avevano prove scientifiche certe in merito all’architettura precedente.
Alcuni di loro avevano ipotizzato che la prima lastra fosse stata posata nel periodo delle crociate, mentre altri suggerivano che poteva essere già sul posto e poi rotta durante la distruzione all’inizio del secondo millennio. Ora c’è la certezza che il sito della tomba di Gesù è proprio il luogo individuato dai romani diciassette secoli fa come quello della sua sepoltura. Da un punto di vista archeologico, non è possibile affermare che questo sia davvero il sepolcro di Cristo, ma l’indagine scientifica ha permesso di sapere che una parte dell’Edicola è quella fatta costruire dai rappresentanti di Costantino, i quali demolirono un tempio romano costruito circa due secoli prima sopra una tomba scavata in una grotta calcarea.
Associazione Rete Sicomoro | direttore Enrico Albertini
Via Fusara 8, 37139 Verona | P.IVA e C.F. 03856790237
Telefono 351 7417656 | E-mail info@retesicomoro.it
Privacy policy | © 2024 Rete Sicomoro