Una ricerca fa emergere per la prima volta delle prove evidenti del legame tra siccità e richiedenti asilo.
Una ricerca fa emergere per la prima volta delle prove evidenti del legame tra siccità e richiedenti asilo.
“I gravi episodi di siccità registrati negli ultimi anni, resi ancor più probabili a causa del riscaldamento globale, hanno acuito i conflitti nei Paesi teatro della Primavera araba di inizio decennio, costringendo le persone a fuggire.”
Secondo i risultati di una ricerca pubblicati dalla rivista Global Environmental Change e diffusi da AsiaNews, emergerebbero per la prima volta delle prove evidenti del legame tra le migrazioni di massa e i fenomeni estremi legati al cambiamento climatico, in particolare in Medio Oriente e nel Nord Africa nel periodo compreso tra il 2010 e il 2012. Inoltre, c’è una correlazione anche tra il clima e i conflitti, che nel triennio considerato ha innescato le migrazioni nell’Africa sub-sahariana (rapporto non più emerso in altri periodi di tempo).
Nello studio, i dati relativi alle richieste di asilo in 157 nazioni al mondo dal 2006 al 2015 sono stati associati a un indice che misura la siccità e a valori riguardanti i decessi in situazioni di guerra. Il co-autore dell’inchiesta Jesus Crespo Cuaresma, ricercatore all’International Institute for Applied Systems Analysis e docente alla Facoltà di economia dell’Università di Vienna, sottolinea che i cambiamenti climatici non bastano a innescare conflitti e a provocare ondate migratorie, ma possono provocare ostilità per la penuria di risorse in particolari contesti con governi inadeguati e livelli medi di democrazia.
Il ricercatore Raya Muttarak, docente alla University of East Anglia’s School of International Development, aggiunge che lo studio evidenzia un legame fra la siccità e il numero dei richiedenti asilo. In queste condizioni, infatti, il dato sale dal 95% al 146% rispetto a situazioni con condizioni climatiche normali. Per gestire le pressioni migratorie, è necessario gestire meglio le risorse di base come l’acqua e impedire gli sfruttamenti su base etnica. A livello locale, sono necessari un maggiore utilizzo dell’energia solare e di piccole dighe per raccogliere l’acqua, un rafforzamento dell’istruzione e più formazione e lavoro.
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