Che cosa significa essere neri e cattolici negli Stati Uniti

In un discorso di trent’anni fa di suor Thea Bowman sono affrontati gli stessi temi del movimento Black Lives Matters.

La questione razziale esplosa negli Stati Uniti dopo l’assassinio di George Floyd, che ha dato vita alle proteste del movimento Black Lives Matters si sta espandendo in molti angoli della terra, a dimostrazione che questa è una piaga sentita in molte società. Negli USA, le sue radici sono molto profonde e interpellano ciclicamente anche i cristiani. Trent’anni fa, più precisamente nel 1989, all’assemblea della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti intervenne una suora, Thea Bowman, che nella sua vita incarnò molti dei valori per i quali oggi ci si torna a battere.

Nata nel Mississippi, uno stato profondamente segnato dalle discriminazioni razziali, Thea fu la prima donna nera ammessa tra le Suore Francescane dell’Adorazione Perpetua, congregazione che prima di lei accettava esclusivamente bianche. Come educatrice nelle scuole e nelle Chiese, divenne uno dei volti più noti della comunità cattolica afro-americana. Grazie alla traduzione di Mondo e Missione, ecco alcuni passaggi del suo sincero e potente discorso pronunciato all’assemblea dei vescovi, che inizia con questo canto:

A volte mi sento come una bambina senza madre
molto lontana da casa.
A volte mi sento come un’aquila nel cielo
eppure resto lontana…
Sono molto lontana da casa,
molto lontana dalla mia casa.

«Che cosa significa essere neri in questi Stati Uniti? Che cosa significa essere afro-americani? […] Siamo qui in questa terra e questa è la nostra terra. È parte anche della nostra storia. La nostra gente, gente nera, ha aiutato a costruire questa nazione nei campi di cotone, di grano e di fagioli e altre verdure, con i mattoni e con la malta. Hanno spianato la strada e cucinato il cibo che coltivavano. Hanno pulito e costruito chiese – anche chiese cattoliche. […] Hanno insegnato, modellato e fatto crescere i bambini e non sto parlando solo dei bambini con la pelle nera.»

«Dopo essere sopravvissuti alla nostra storia fisicamente, mentalmente, emotivamente, moralmente, spiritualmente, fedelmente e anche gioiosamente, il nostro popolo ha sviluppato una cultura che è africana e americana insieme, che si si è formata e arricchita con tutto ciò che abbiamo vissuto. Ma nonostante tutto questo, nonostante il movimento per i diritti civili negli anni Sessanta, le conquiste socio-educative degli anni Settanta, i neri in questi nostri anni Ottanta stanno ancora combattendo […], stanno ancora cercando di trovare casa in patria e una casa anche nella Chiesa. Ancora lottano per ottenere pari opportunità. Un numero sproporzionato di persone nere sono povere, private di tutto, discriminate; prive di un’opportunità di crescita fisica, intellettuale e spirituale»

«Che cosa significa essere neri e cattolici? Significa che vengo alla mia Chiesa come un suo membro pienamente operativo. Vi spaventa questo? Porto me stessa, la mia identità nera, tutto ciò che sono, tutto quello che ho, tutto ciò che spero di diventare. Porto la mia storia intera, le mie tradizioni, la mia esperienza, la mia cultura, le mie canzoni e le mie danze afro-americane, insieme ai gesti, ai movimenti, agli insegnamenti, alla predicazione, alla forza risanatrice, alla responsabilità – come doni per la Chiesa. […] Una fede che è incarnata nella lode, una spiritualità che sa come trovare gioia anche in tempo di dolore, che sgorga da una fede radicata nel Signore. Una spiritualità della gente comune, che prova a camminare, parlare, lavorare, pregare e giocare tutto insieme.»