Il credente sa vivere la sua esistenza nella speranza

Il fondamento della speranza sta nella certezza della realizzazione della Parola e nell’amore eterno di Dio.

Spesso, per comprendere la speranza partiamo dall’oggetto sperato: un evento che vorremmo si realizzasse, una cosa che potremmo possedere o una persona che desideriamo incontrare. Ma ciò che la Bibbia mette al centro non è questo, bensì l’azione di sperare: non è il sostantivo, ma il verbo, ovvero ciò che compie il credente nel vivere nella speranza la sua esistenza. Nell’orizzonte della fede e del rapporto con il Signore, la realizzazione dell’oggetto sperato è certa.

Ciò che è incerto è il modo di porsi della persona di fronte all’agire di Dio. L’uomo credente deve saper condurre la sua vita nella speranza e non auspicare che la cosa sperata possa o non possa realizzarsi. La speranza, se esercitata nei confronti di realtà fondate sulla Parola del Signore, non può essere delusa. Matteo Ferrari, monaco benedettino di Camaldoli, sulla rivista Munera porta degli esempi biblici a riguardo.

All’inizio del Libro di Geremia (Ger 1,1-19), Dio chiede al profeta cosa ha visto nella sua visione e la risposta è un ramo di mandorlo. Il Signore replica: «Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla». Legato all’imminente catastrofe per il popolo, ovvero la conquista babilonese, questo segno è un annuncio di speranza: come il mandorlo è uno dei primi alberi che, allo spuntare della primavera dopo i freddi invernali, rimette i suoi fiori, così Dio garantisce il realizzarsi della sua Parola anche quando sembra non esserci più speranza per il futuro. Per questo è più importante l’atto di sperare che l’oggetto sperato.

I capitoli di Geremia 30 e 31 presentano l’annuncio del futuro che Dio sta preparando per il suo popolo, un annuncio di consolazione e speranza per chi che si trova in condizioni di oppressione militare ed esilio. Il Signore promette, tramite la voce del profeta, che la sorte sarà ribaltata con il dono della terra a Israele e a Giuda. Alla radice c’è l’amore eterno di Dio, più forte del peccato. È quindi sempre possibile sperare, perché Dio ama e rimane fedele.

Il Salmo 25 è un esempio di come il Dio della speranza non segni solo la storia del popolo, ma giunga a toccare l’esistenza dei singoli credenti. «Mi proteggano integrità e rettitudine, perché in te ho sperato», dice il salmista. La speranza è quindi la possibilità per il credente di avere una vita retta e giusta, che diventa certezza con il Salmo 27: «Sono certo di contemplare la bontà del Signore». Nella Bibbia, speranza e certezza camminino insieme e non stanno in contrapposizione.

Per le Scritture, il credente può abitare la storia facendo affidamento su un Dio che ama di amore eterno, sapendo che l’esito del futuro non è un’incognita, ma una verità garantita. La disperazione non dovrebbe aver posto nella vita, perché messa ai margini dalla speranza.