La crisi dell’editoria cattolica

Negli ultimi anni l’editoria religiosa ha registrato forti cali e molte case editrici cattoliche sono in difficoltà.

Da alcuni anni, il settore dell’editoria religiosa è in crisi. Dal 2012 al 2021 il fatturato derivante dalla vendita di libri a tema religioso, pubblicati da case editrici sia cattoliche che laiche, si è quasi dimezzato, passando da trentanove milioni a meno di ventuno milioni di euro. Dal 2019 al 2021, poi, le copie sono calate di settecentomila unità. Stando all’ultimo rapporto curato dal portale dell’editoria religiosa italiana Rebeccalibri, in uscita dalla pandemia c’è stato un buon miglioramento, tuttavia il merito è da imputare perlopiù ai risultati degli editori laici che mettono in catalogo titoli religiosi (quattrocentonovanta).

Gli editori cattolici (centocinquantatré), tra l’altro, scontano dei ritardi in termini di canali di vendita, concentrandosi sulle librerie religiose che non vendono abbastanza e non avendo generalmente la determinazione strategica o la forza economica di entrare nelle librerie laiche. Di conseguenza, succede che diversi di essi portino i documenti in tribunale o abbiano bilanci in perdita o a malapena in pareggio. Ma il problema principale è l’assenza dei lettori: se i fedeli praticanti diminuiscono anno dopo anno, quelli che leggono sono ancora di meno, considerando anche che gli italiani in generale sono poco interessati ai libri (nel 2022 ne ha letto almeno uno solo il 40 percento degli abitanti e, tra questi, quasi la metà ne ha letti al massimo tre).

Nell’approfondimento che Avvenire ha dedicato all’argomento, si legge che il motivo è da ricondurre a una mancanza tra i fedeli di istruzione e di quella cultura di base che permette di interessarsi e cercare nei libri delle risposte (l’assenza di romanzi di ispirazione cattolica, in passato editi con successo, non aiuta). Questa è una responsabilità anche della Chiesa, che dovrebbe intervenire di più a livello sia centrale che diocesano e parrocchiale per far comprendere il valore della lettura come strumento prezioso di arricchimento per la propria vita spirituale e culturale.

Per il curatore del reportage ci sono due strade da coltivare. Da un lato, servono sacerdoti da coinvolgere nello sforzo di allargare il numero di lettori. Loro dovrebbero capire e far capire ai fedeli della propria parrocchia e della propria diocesi che il tempo della lettura, per sé e per gli altri, non è marginale rispetto ad altri impegni, ma un’oasi ristoratrice da cui attingere energie spirituali e maturare. Dall’altro lato, le case editrici cattoliche si dovrebbero impegnare in senso strategico, affrontando i problemi legati alle difficoltà economiche che spesso la proprietà hanno (pensiamo agli istituti religiosi) e alla carenza di sacerdoti o fratelli da inserire nel personale. Servono dunque investimenti finanziari e il coinvolgimento di laici dotati di maggiore competenza ed esperienza, altrimenti la diffusione editoriale della cultura religiosa si farà sempre più difficile.