Un cristiano su sette vive in terre di persecuzione

Secondo il nuovo Rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, quasi 300 milioni di cristiani vivono in un Paese di persecuzione.

Nel mondo, i cristiani continuano ad essere il gruppo di fede maggiormente perseguitato: uno su sette, corrispondente a quasi 300 milioni di persone, vive in un Paese di persecuzione. È quanto emerge dalla XIV edizione del Rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che ha preso in esame il periodo da giugno 2016 a giugno 2018.

“In totale sono stati identificati trentotto Paesi in cui si registrano gravi o estreme violazioni della libertà religiosa. Ventuno Paesi sono classificati come di persecuzione: Afghanistan, Arabia Saudita, Bangladesh, Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea, India, Indonesia, Iraq, Libia, Niger, Nigeria, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Yemen. Diciassette invece sono luoghi di discriminazione: Algeria, Azerbaigian, Bhutan, Brunei, Egitto, Federazione Russa, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Laos, Maldive, Mauritania, Qatar, Tagikistan, Turchia, Ucraina e Vietnam.”

In diciassette nei trentotto Stati in cui si registrano gravi o estreme violazioni della libertà religiosa la situazione è pure peggiorata. In generale, non vi è rispetto per la libertà religiosa nei Paesi in cui vive il 61% della popolazione mondiale, vi è discriminazione nel 9% delle nazioni del mondo e vi è persecuzione nell’11% degli Stati.

Preoccupante è la tendenza all’aumento di un nazionalismo aggressivo nei confronti delle minoranze. In India vi sono sempre più atti di violenza e non si registrano battute di arresto: nel 2017, ci sono stati 736 attacchi contro i cristiani, con un netto aumento rispetto ai 358 dell’anno precedente. La Cina ha imposto ulteriori restrizioni ai gruppi religiosi con i nuovi regolamenti sugli affari religiosi, manifestando una generale ostilità di Stato. La Corea del Nord continua molto probabilmente a detenere migliaia di cristiani in campi di prigionia, con un trattamento più duro rispetto ai detenuti di altre fedi.

Il fondamentalismo di matrice islamica si sta diffondendo in ventidue Paesi tra Africa, Medio Oriente e Asia. In Nigeria, se Boko Haram sembra perdere terreno, ecco che aumentano le violenze dei pastori militanti islamici di etnia fulani. In Egitto, continuano a verificarsi violenti attacchi anticristiani e diversi adolescenti, ragazze e donne cristiani sono oggetto di rapimento e conversione forzata all’Islam, stessa sorte che spetta ogni anno a circa mille ragazze cristiane e indù in Pakistan.

“Non va sottaciuta, inoltre, la cortina di indifferenza dietro la quale le vulnerabili comunità di fede continuano a soffrire, mentre la loro condizione viene ignorata da un Occidente secolarizzato. La maggior parte dei governi occidentali non ha provveduto a fornire la necessaria e urgente assistenza ai gruppi di fede minoritari, in particolare alle comunità di sfollati che desiderano tornare a casa nelle rispettive nazioni dalle quali sono stati costretti a fuggire.”