Durante gli Incontri teologici del Mediterraneo 35 studenti e dottorandi in Teologia si sono confrontati all’insegna del dialogo.
Durante gli Incontri teologici del Mediterraneo 35 studenti e dottorandi in Teologia si sono confrontati all’insegna del dialogo.
Si è da poco conclusa la prima edizione degli Incontri teologici del Mediterraneo, organizzati nella città croata di Rijeka (Fiume) per volontà dell’arcivescovo coadiutore Mate Uzinić, che negli ultimi anni aveva organizzato una Scuola estiva di teologia a Dubrovnik, dove era vescovo. A Vatican News mons. Uzinić ha detto di aver verificato che giorno dopo giorno i trentacinque partecipanti hanno comunicato tra loro e con i quattro docenti cattolici, ortodossi e protestanti molto di più e sono diventati più liberi per cambiare sé stessi, ma anche le Chiese da cui provengono in senso positivo. L’iniziativa, nata sulla scia dell’Evangelii gaudium di Papa Francesco e del suo desiderio di vedere una Chiesa in uscita, ha coinvolto per una settimana giovani studenti e dottorandi in Teologia da Paesi balcanici ed europei per far loro scoprire il valore della cristianità e della condivisione.
Il suo obiettivo è quello di risvegliarli e aprirli a una libertà responsabile, affinché domani possano fare il bene e cercare il dialogo all’interno delle diverse Chiese e tra di esse. Solo così le loro parole si potranno avvicinare al modo libero con cui Gesù ha parlato di Dio e ha cercato di aiutare ogni persona. Parlando con i partecipanti, è emersa l’importanza di incontri ecumenici come questi. Andrea, studente della Facoltà di teologia ortodossa di Belgrado, in Serbia, ha affermato che questa esperienza «ha aperto un cammino e dato l’esempio per un dialogo di questo tipo», tanto che al suo ritorno vorrebbe proporre di organizzare eventi simili per discutere di temi come quello dei migranti o del ruolo delle donne nella Chiesa.
Melanie Ivancević, diaconessa della comunità evangelica luterana di Rijeka, ha trovato «una calda atmosfera di fratellanza, dove tutti fanno domande su cosa significa essere Chiesa, sul significato di essere teologi o filosofi oggi, in questo mondo», condividendo preoccupazioni e dubbi e imparando reciprocamente. Per lei, è fondamentale che i giovani teologi delle diverse confessioni cristiane imparino ad ascoltare le domande delle società in cui vivono, a capire i temi legati alla realtà e alla quotidianità, a essere agenti attivi per le vite dei fedeli. Il francescano minore bosniaco Antonio Gasić, laureato in Teologia a Roma e presto dottorando alla Pontificia Università Lateranense, ha sottolineato l’importanza del confronto tra giovani di Paesi e Chiese diverse, perché ormai viviamo in una società comune con problemi simili: «Qui è una ricchezza anche avere conversazioni con gli altri, non solo ascoltare lezioni e discorsi. Conoscere quali sono gli sguardi da un altro punto di vista, dal punto di vista ortodosso e protestante soprattutto».
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