La croce scava la carne come stimmate indelebile

Una lettura del Cristo risorto di Igor Mitoraj alla basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma.

La basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma nasce sopra le antiche terme di Diocleziano. Nel XVI secolo, con una consueta scelta di riutilizzo, si decise di cambiare destinazione d’uso all’edificio pagano dedicandolo ai martiri cristiani che avevano perso la vita in schiavitù per costruirlo. Molti grandi nomi sono stati coinvolti, dal Rinascimento ad oggi, tra i quali anche Michelangelo.

Nel 2005, la Parrocchia ha installato due nuovi portali d’ingresso, sostituendo le precedenti porte lignee. Per realizzarli, ha chiamato lo scultore polacco (scomparso cinque anni fa) Igor Mitoraj, che ha pensato di rappresentare da una parte l’Annunciazione, dall’altra il Cristo risorto. Le figure emergono dalle lisce lastre di bronzo dispiegandosi verso l’esterno dell’edificio di culto, come a offrire a chiunque passi una sintesi della fede cristiana, dal principio alla fine, fuoriuscendo dallo spazio sacro per entrare nelle nostre vite. Sul sito della Pastorale Giovanile di Treviso, viene proposta una lettura del Cristo risorto.

“Il corpo di Cristo è letteralmente segnato dalla croce, che scava la carne come stimmate indelebile. Egli porterà per sempre con sé quel segno che giungerà ad identificare Lui e tutti noi. Immaginiamo che i volti bendati in basso siano i volti di Pietro e Giovanni, i primi discepoli ad accorrere al sepolcro, forse per paura, forse con speranza, ma ancora ciechi poiché «non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti». Sarebbe bello se anche noi togliessimo le bende che impediscono al nostro cuore di fidarsi, per cingerci di bende nuove, quelle che hanno avvolto il capo del Signore, quelle che portano impressa la sua forma, così che anche noi possiamo assumerla e diventare nel mondo portatori di questo lieto annuncio. Sarebbe bello potersi liberare di ciò che limita il nostro sguardo, la nostra tensione verso un orizzonte nuovo per poter dire «…e vide e credette»! Come? Non restando sulla soglia, ma oltrepassando quella porta. Il Signore è la soglia da attraversare, la sua passione è la fatica da affrontare per giungere a celebrare il senso del nostro vivere: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9).”