Il Crocifisso, simbolo della speranza umana

Nel dipinto “La croce sulla montagna” Friedrich rappresenta il non senso della morte davanti alla luce della Trinità.

La croce con Cristo svetta su un cocuzzolo roccioso affiancata da abeti, alberi che non sono tipici del paesaggio della Terra Santa. Questo dipinto del 1808 di Kaspar David Friedrich, intitolato La croce sulla montagna, richiama infatti la natura della Boemia, visto che era posto come pala d’altare nella cappella privata dei conti Von Thun-Hoenstein. Il Crocifisso ci dà quasi le spalle, perché è rivolto verso il sole che sta tramontando, scomparendo quindi come quel venerdì in cui «si fece buio su tutta la terra».

Come si spiega su Senza confini, non ci sono i due ladroni, tutto è solitudine e silenzio attorno a Gesù. Ma la sua morte non è una quieta fine dell’esistenza, è un grido che esprime il non senso della morte stessa. Per san Paolo, il suo scandalo sta nel mostrarsi debole per rimanere accanto ai deboli, logica incomprensibile dai romani abituati a ragionare in termini di potenza; sta nel condividere totalmente la nostra umanità, nonostante per i giudei chi è appeso alla croce sia un maledetto da Dio. Cristo crocifisso è l’immagine dell’esperienza umana.

Le sue braccia aperte sono simbolo di accoglienza universale e sono rivolte verso la luce. Tre fasci luminosi salgono infatti dal sole all’orizzonte e inondano due abeti, che non a caso sono sempreverdi, e la croce, realizzata con il legno ricavato proprio da un albero come questi. L’abete rappresenta quindi la speranza umana, anche nella solitudine e nel momento più difficile dell’esistenza. Infatti, si può sempre contare sulla presenza divina, espressa dai tre raggi solari che rimandano alla Trinità: il Figlio muore crocifisso, il Padre assiste impotente per scelta mentre lo Spirito illumina quella morte rivelandocene il significato autentico.