Fino all’inizio del Novecento questo culto mariano di antichissima tradizione era vivo, ma fu stroncato nel giro di pochi anni.
Fino all’inizio del Novecento questo culto mariano di antichissima tradizione era vivo, ma fu stroncato nel giro di pochi anni.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la devozione mariana di antica tradizione che contempla la Madonna in veste sacerdotale è scomparsa. Come ricostruisce Marco Bernardoni su Settimana News, molte sono le sue raffigurazioni con questa iconografia già nei primi secoli della Chiesa, nelle quali ella indossa il pallio episcopale (in Occidente) o l’omophorion (in Oriente) ed è frequentemente rappresentata con le braccia lungo i fianchi e le mani verso l’alto, nella postura orans tipica del sacerdote che presiede la messa. Questa tipologia figurativa rispecchia l’associazione, risalente almeno al IV secolo, tra Maria come immagine della Chiesa e Chiesa come comunità sacerdotale che celebra i sacramenti.
Nel primo millennio, però, le connessioni tra la Madonna e il sacerdozio sono sporadiche. È Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) e altri che la devozione a Maria come Vergine sacerdote inizia a fiorire. Ella è raccontata dal santo come colei che offre suo figlio e presenta a Dio il suo frutto benedetto, per la riconciliazione di tutti noi. All’epoca della Controriforma, da questo approccio dottrinale si passa a uno più devozionale e spirituale, dove il prete sente un legame speciale con la Madonna e ricorre alla sua mediazione nelle funzioni sacramentali. Nella Roma seicentesca, il poeta e drammaturgo Giovanni Battista Guarini scriveva a proposito di lei e Gesù: «non c’è stato, né ci sarà, alcun sacerdote più degno o più santo di loro; perché erano senza peccato, cosa che non si può dire dei sacerdoti del Nuovo e dell’Antico Testamento».
In Francia, il fondatore dei sulpiziani Jean-Jacques Olier (1608-1657) propose con un’analogia tra la funzione del prete e quella di Maria fondata sul fatto che entrambi danno vita a Cristo. Proprio presso il seminario di Saint Sulpice, nel 1709 entra nella liturgia cattolica il titolo di Virgo sacerdos, utilizzato in un inno dei vespri per la festa della Presentazione al tempio: la Madonna diventa così il modello per il sacerdote concepito come culmine delle virtù religiose. Ancora nel 1906 Pio X commissionò una preghiera dedicata a tale titolo per le Figlie del Cuore di Gesù, alle quali fu concesso l’uso dell’appellativo Vierge prêtre nei propri riti e dell’invocazione Virgo sacerdos, ora pro nobis nelle litanie mariane.
Ma a un certo punto, nonostante tale slancio devoto, questa immagine femminile in abiti sacerdotali deve aver provocato qualche perplessità. Un decreto papale del 1916 stabilisce che «le immagini della Beata Vergine Maria vestita con abiti sacerdotali debbano essere rifiutate». Il motivo si ritrova nelle parole del 1927 dell’allora segretario di Stato: «le menti meno illuminate non sarebbero state in grado di comprendere pienamente». Probabilmente, quindi, la devozione fu osteggiata per il rischio che i fedeli potessero pensare che la Madonna fosse stata effettivamente ordinata, in un periodo in cui la partecipazione delle donne nelle attività del laicato ecclesiale stava crescendo e alcune iniziative per l’ordinazione femminile erano sostenute in altre Chiese. Per alcuni studiosi, pare che la decisione vaticana non si sia basata tanto su motivazioni teologiche, ma sulla paura che il culto per la Virgo sacerdos potesse intaccare l’esclusiva maschile per il sacerdozio ordinato.
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