Nella diocesi di Fengxiang le chiese dissidenti vengono demolite

In Cina le autorità usano l’arma della distruzione contro il vescovo che non vuole aderire all’Associazione patriottica.

È una mattina di sole quella dello scorso 4 aprile a Qianyang, in Cina. Ma un bulldozer, sotto la vigilanza di un gruppo di poliziotti, si avvicina all’unica chiesa della città. La rade al suolo. Sotto gli occhi attoniti di diversi fedeli, si è compiuta la volontà del governo locale. Duemila erano i cattolici che si ritrovavano in quella parrocchia, duemila contadini che vivevano in una zona molto povera dello Shaanxi e che l’avevano costruita con le proprie offerte assieme alle donazioni provenienti da altre comunità della diocesi. Al piano di sopra vi era la sala per la liturgia, sotto gli uffici e la residenza delle suore, dove venivano dati aiuti sanitari e medici.

AsiaNews ha anche pubblicato un video della demolizione, in cui si sente in sottofondo il pianto di alcuni fedeli, i quali, al momento, non conoscono i motivi di questa decisione. Forse, conta il fatto che la diocesi di Fengxiang sia l’unica dove né i fedeli né il vescovo sono iscritti all’Associazione patriottica. La distruzione servirebbe quindi a obbligarli ad applicare i nuovi regolamenti religiosi e a farli iscrivere.

Ma la comunità cattolica di Qianyang non è la sola a dover affrontare queste iniziative governative. Pochi giorni dopo, il 10 aprile, il santuario mariano di Mujiaping, nella diocesi di Fengxiang (sempre nello Shaanxi), ha rischiato la stessa sorte, come riporta AsiaNews. Ma duecento fedeli, allertati dall’arrivo di seicento funzionari e poliziotti, si sono radunati sulla scalinata di ingresso per difenderlo, davanti alla porta istoriata. La chiesa in realtà è dedicata al Sacro Cuore di Gesù, ma la statua della Madonna attira i pellegrini in questa zona montagnosa e molto povera.

Queste sono solo due delle chiese che le autorità hanno intenzione di demolire; ce ne sono almeno altre tre nelle loro mire. Le direttive del Partito comunista sono chiare: l’adesione all’organismo di controllo Associazione patriottica da parte di vescovo mons. Pietro Li Huiyuan, i sacerdoti e i fedeli non è derogabile. La Chiesa in Cina deve essere nei fatti fuori dal controllo della Santa Sede.