Diocesi di Milano, nel 2040 non ci saranno preti sotto i 30 anni

Una ricerca sulla diocesi più grande d’Italia mette in luce l’invecchiamento dei sacerdoti, il cui numero è anche in forte calo.

Non manca molto al 2040. A quel tempo, la diocesi più grande d’Italia, quella di Milano, non avrà sacerdoti con meno di trent’anni d’età, solo il nove percento di essi non supererà i quaranta e quasi il trenta percento sarà sopra i settantacinque. È lo scenario tratteggiato dallo studio sulla Chiesa ambrosiana del futuro realizzato da due professori di demografia dell’Università Cattolica, Andrea Bonanomi e Giulia Rivellini. I numeri emersi sono stati poi utilizzati in una ricerca curata dai docenti di Teologia dogmatica don Paolo Brambilla e don Martino Mortola e pubblicata sulla rivista La scuola cattolica.

Tra diciassette anni, dunque, ci sarà la presenza di un sacerdote giovane solo in una piccola parte di parrocchie, comunità pastorali e cappellanie ambrosiane (oltre alla provincia milanese, il territorio dell’arcidiocesi si estende abbondantemente nelle province di Monza, Lecco e Varese). Per di più, il numero dei preti della diocesi, che attualmente sono 1.694 (erano duemiladuecento circa nel 1998), calerà fino al numero previsto di 1.050-1.055. Addirittura, nell’ampia area della città di Milano quelli sotto i quarant’anni potrebbero essere solo quattordici. Queste proiezioni statistiche si basano anche sui dati relativi agli ingressi nel seminario locale (l’anno scorso sei) e alle ordinazioni: se nel 2023 ci sono quindici candidati, nei prossimi anni il numero oscillerà dai sette nella visione pessimistica ai diciassette di quella ottimistica.

Quindi, il calo delle vocazioni e il progressivo invecchiamento dei sacerdoti porteranno alla situazione in cui parroci mediamente sempre più anziani dovranno gestire contemporaneamente un numero maggiore di parrocchie. Don Brambilla non crede che si arriverà alla situazione di Francia e Germania, dove nel corso degli ultimi vent’anni molte diocesi sono passate da avere tra le cinquecento e le settecento parrocchie a un numero tra le cinquanta e le ottanta. Ma comunque lo sforzo per i preti ambrosiani sarà via via più grande, con il rischio di trovarsi un clero così stanco e frustrato da non metterci più passione. Non aiuta il progressivo calo dei fedeli: i battesimi sono passati dai trentasette-trentottomila degli anni 2000 ai ventimila attuali, mentre i matrimoni dai diciottomila degli anni Novanta ai quattromila odierni.

Questa prospettiva renderà necessaria una presenza consistente dei laici nella gestione ordinaria delle realtà ecclesiali. Un aspetto parzialmente confortante è la crescita del numero dei diaconi permanenti, che arriverà a centottanta unità, i quali potranno contribuire con nuove soluzioni pastorali laddove non rimarranno più sacerdoti ordinati. La tendenza emersa da questa ricerca va vista anche alla luce del calo demografico italiano e l’invecchiamento della popolazione (se oggi per ogni ragazzo sotto i quattordici anni ci sono meno di due anziani, nel 2050 il rapporto sarà di uno a tre). In futuro, le comunità cristiane saranno inevitabilmente ricche di anziani e questo deve far pensare a delle soluzioni, ad esempio constatando che per la pastorale giovanile serviranno meno preti dedicati.