Diocesi di Sulmona, battesimi e cresime senza padrini e madrine

Il vescovo ha firmato un decreto che abolisce per tre anni queste figure a causa della mancanza di piena consapevolezza del loro ruolo.

«L’azione pastorale della Chiesa è chiamata sempre a confrontarsi con il mutare dei contesti socio-culturali in cui è inserita e a considerare il continuo cambiamento che tali contesti portano con sé. In quest’ottica si inserisce la riflessione circa la figura del padrino e della madrina. La loro presenza nei Sacramenti del Battesimo e della Confermazione risulta spesso una sorta di adempimento formale, in cui rimane ben poco visibile la dimensione della fede.»

Inizia così il decreto ad experimentum con il quale il vescovo della diocesi di Sulmona – Valva, mons. Michele Fusco, ha stabilito l’abolizione per tre anni dei padrini e delle madrine in occasione dei battesimi e delle cresime. Il motivo che lo ha portato a tale decisione è il fatto che la scelta di queste figure venga compiuta abitualmente con criteri e finalità diverse rispetto a quelle necessarie per il ruolo che esse sono chiamate a svolgere. La relazione di parentela, di amicizia o di interesse prevale sulla qualità dell’uomo e della donna, che dovrebbero avere la capacità di trasmettere la fede vivendola in prima persona per poi poterla testimoniare.

Il testo ricorda che il Codice di Diritto Canonico non rende obbligatoria la presenza del padrino e della madrina, ma possibile. Nel caso in cui vengano scelti, la legislazione specifica le qualità richieste. La CEI, in una nota del 2003, sottolinea che esse debbano essere mature nella fede, rappresentative della comunità, approvate dal parroco, capaci di accompagnare il bambino o il giovane nel cammino verso i sacramenti e di seguirlo nel resto della vita con il sostegno e l’esempio.

Valutando che molti padrini e madrine, pur essendo brave persone, non hanno la piena consapevolezza del ruolo a cui sono chiamati, mons. Fusco ha voluto dare una scossa alla diocesi abruzzese, che si estende nella provincia dell’Aquila e in parte in quelle di Pescara e di Chieti. Dopo incontri con i sacerdoti e i catechisti e il parere favorevole e unanime del Consiglio Presbiteriale, il vescovo ha deciso che, a partire dal primo agosto, per tre anni queste figure sono abolite. Nel frattempo, invita i parroci a illustrare alle proprie comunità la decisione e il cammino che ha portato a questa scelta.