I vescovi non cadano nella tentazione di evitare i sacerdoti ritenuti antipatici e schietti

Discorso di Papa Francesco alla 73ª Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana.

“Il rapporto tra noi vescovi e i nostri sacerdoti rappresenta, indiscutibilmente, una delle questioni più vitali nella vita della Chiesa, è la spina dorsale su cui si regge la comunità diocesana. […] Alcuni vescovi, purtroppo, fanno fatica a stabilire relazioni accettabili con i propri sacerdoti, rischiando così di rovinare la loro missione e addirittura indebolire la stessa missione della Chiesa. Il Concilio Vaticano II ci insegna che i presbiteri costituiscono con il loro vescovo un unico presbiterio, sebbene destinati a uffici diversi (cfr Cost. Lumen gentium, 28). Ciò significa che non esiste Vescovo senza il suo presbiterio e, a sua volta, non esiste presbiterio senza un rapporto sano cum episcopo.”

Nel suo discorso alla 73ª Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, tenuto questo lunedì, Papa Francesco ha affrontato diversi temi, come quello del rapporto tra sacerdoti e vescovi. Su questo ha aggiunto:

“Noi Vescovi abbiamo il dovere di presenza e di vicinanza al popolo cristiano, ma in particolare ai nostri sacerdoti, senza discriminazione e senza preferenze. […] Non dobbiamo cadere nella tentazione di avvicinare solo i sacerdoti simpatici o adulatori e di evitare coloro che secondo il vescovo sono antipatici e schietti; di consegnare tutte le responsabilità ai sacerdoti disponibili o arrampicatori e di scoraggiare i sacerdoti introversi o miti o timidi, oppure problematici. […] I nostri sacerdoti si sentono continuamente sotto attacco mediatico e spesso ridicolizzati oppure condannati a causa di alcuni errori o reati di alcuni loro colleghi, e hanno vivo bisogno di trovare nel loro vescovo la figura del fratello maggiore e del padre che li incoraggia nei periodi difficili; li stimola alla crescita spirituale e umana; li rincuora nei momenti di fallimento; li corregge con amore quando sbagliano; li consola quando si sentono soli; li risolleva quando cadono.”

Papa Francesco ha parlato anche della questione della sinodalità e collegialità, ribadendone la dimensione costitutiva della Chiesa. Poi, ha affrontato il tema della riforma dei processi matrimoniali avvenuta con due Motu proprio, che hanno inteso snellire le procedure per semplificare il processo ordinario. Dopo quattro anni, la riforma, basata sulla prossimità e sulla gratuità, è per il Papa ancora ben lontana dall’essere applicata nella grande parte delle diocesi italiane.

“La dimensione pastorale del Vescovo comprende ed esige anche la sua funzione personale di giudice. Il che non solo manifesta la prossimità del pastore diocesano ai suoi fedeli, ma anche la presenza del Vescovo come segno di Cristo sacramento di salvezza. […] La spinta riformatrice del processo matrimoniale canonico […] è volta a mostrare che la Chiesa è madre ed ha a cuore il bene dei propri figli, che in questo caso sono quelli segnati dalla ferita di un amore spezzato; e pertanto tutti gli operatori del Tribunale, ciascuno per la sua parte e la sua competenza, devono agire perché questo si realizzi, e di conseguenza non anteporre null’altro che possa impedire o rallentare l’applicazione della riforma, di qualsiasi natura o interesse possa trattarsi.”

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