Dopo mezzo secolo riapre il sito del battesimo di Gesù

I francescani della Custodia di Terra Santa hanno celebrato messa nella chiesa di San Giovanni Battista, per decenni un campo minato.

Questa domenica, presso la chiesa di San Giovanni Battista a Qasr Al-Yahud, sulle sponde del fiume Giordano, i francescani della Custodia di Terra Santa, guidati dal custode fr. Francesco Patton, hanno celebrato la messa. Era da cinquantaquattro anni che non lo potevano fare, perché questo luogo in cui, secondo la tradizione, è stato battezzato Gesù fu trasformato in un campo minato nel 1967 durante la guerra tra Israele e Giordania.

Come racconta AsiaNews, il sito, già meta di pellegrinaggi annuali dal 1641, è passato sotto il controllo della Custodia nel 1932 e circa venticinque anni dopo è stata costruita la chiesa, dedicata a san Giovanni Battista e affidata ai frati del convento di Jerico. L’attività di sminamento è iniziata nel 2000 in occasione della visita in Terra Santa di san Giovanni Paolo II. Prima le autorità israeliane hanno reso accessibile il sito ai pellegrini, poi l’associazione Halo Trust ha messo in sicurezza tutta l’area. Nell’ottobre dell’anno scorso, i francescani si son visti finalmente restituire le chiavi, così da poter risanare il luogo sacro e renderlo accogliente per i futuri pellegrini.

Durante la celebrazione eucaristica, avvenuta simbolicamente nella festa del Battesimo di Gesù, il custode ha ringraziato il presidente israeliano Reuven Rivlin per la restituzione del luogo santo e ha ricordato il sogno per cui le due rive del Giordano siano in pace grazie a una collaborazione tra Israele, l’Autorità Palestinese e il Regno di Giordania. Il giorno precedente, sulla sponda opposta si era tenuta la celebrazione del patriarca latino di Gerusalemme mons. Pierbattista Pizzaballa, che durante l’omelia ha auspicato che, dopo molte sofferenze, il 2021 sia un anno di guarigione, apertura e nuovo inizio per queste terre.

Il frate francescano p. Ibrahim Faltas ha dichiarato ad AsiaNews che quello che è successo è un messaggio di pace per tutti, perché, davanti a un avvenimento accaduto dopo cinquant’anni di attesa, non bisogna perdere la speranza. La speranza di rivedere questo luogo, con la fine della pandemia, riempiersi di pellegrini e di farlo diventare un’oasi di preghiera che possa unire in modo ideale Israele, Palestina e Giordania.

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