Due cristiani rilasciati dopo le accuse di blasfemia

Dal Pakistan e dall’Indonesia due storie di speranza per la condizione dei cristiani in terre di persecuzione.

Tra le tante notizie di persecuzione dei cristiani provenienti da molti – troppi – angoli della Terra, ogni tanto ne giungono anche di positive, lasciando in noi un seme di speranza. L’Agenzia Fides riporta che in Pakistan il cristiano Pervaiz Masih, arrestato per presunta blasfemia il 2 settembre 2015 nel distretto di Kasur (una delle zone più conservatrici del Punjab) in seguito a una controversia privata con un uomo musulmano sulla vendita di materiale edile, è stato assolto e ora è libero. Aneeqa Maria Anthony, responsabile della organizzazione pakistana The Voice Society che fornisce assistenza legale e sociale ai cristiani vittime di discriminazioni e ingiustizie, ha raccontato:

“Quello di Pervaiz Masih è uno dei rari casi di accuse di blasfemia in cui l’imputato ha ottenuto la libertà provvisoria su cauzione. Ci sono voluti tre lunghi anni per concludere il processo. Pervaiz Masih e la sua famiglia hanno sofferto molto e hanno perso la figlia di tre anni. Secondo nostre informazioni, gli accusatori potrebbero averla uccisa, affogandola, per punire Pervaiz e la sua famiglia, data la supposta blasfemia da loro commessa contro il Profeta. Anche la moglie dell’uomo, Zarina, è stata percossa e torturata dalla polizia durante l’interrogatorio, per indurre una confessione. Pervaiz e la sua famiglia sono dovuti rimanere nascosti durante tutti questi anni dopo essere stati accusati di blasfemia”.

Ma, anche se assolto dalle accuse, grazie alla dimostrazione dell’assenza di prove da parte di The Voice Society e la serietà con cui la difesa ha affrontato il caso, per gli estremisti resta un bestemmiatore e renderà difficile la sua vita.

In Indonesia, anche l’ex governatore cristiano di Jakarta Basuki Tjahaja Purnama è di nuovo libero, dopo aver scontato quasi due anni per blasfemia in un carcere a Kelapa (West Java) e aver usufruito di uno sconto di pena di tre mesi e 15 giorni. AsiaNews riporta che il 9 maggio 2017 era stato riconosciuto colpevole e condannato per aver diffamato l’islam.

Questa vicenda giudiziaria ha alimentato divisioni nell’opinione pubblica del Paese islamico più popoloso al mondo, anche perché la sua figura politica è vista dai sostenitori come un combattente per la democrazia e un modello di riferimento per ogni funzionario pubblico a servizio della popolazione. Durante i suoi due anni di governatorato, Jakarta, la capitale indonesiana, ha visto un miglioramento della qualità della vita grazie a radicali cambiamenti quali nuovi sistemi di bus, la pulizia dei fiumi, la lotta alla corruzione e la creazione di aree verdi attrezzate.