L’economia e il valore della vita umana

Nell’episodio dell’uomo posseduto nel paese dei Gerasèni, gli abitanti preferiscono la salute dei porci alla sua guarigione operata da Gesù.

Per venti sicli d’argento, Giuseppe fu venduto come schiavo dai suoi stessi fratelli (Gen 37,28). Gesù fu tradito da Giuda, suo discepolo, per trenta monete d’argento (Mt 26,15), che corrispondevano a quattro mesi di salario di un operaio e al valore di uno schiavo (Es 21,32). Da un punto di vista meramente economico, è stata valutata veramente poco la vita di Cristo, dal quale invece siamo stati “comprati a caro prezzo” (1 Cor 6,20; 7,23). In un articolo sul sito Il Libraio, il frate biblista Alberto Maggi si è chiesto dunque quanto vale la vita umana, prendendo spunto da una constatazione generata dalla pandemia globale: quale peso ha il benessere dell’uomo e la sua salute rispetto all’economia e agli interessi personali? Per un cristiano non dovrebbero esserci dubbi su cosa debba venire prima, considerando che Gesù ha posto come condizione ai suoi, per seguirlo, la rinuncia di tutti i loro averi (Lc 14,33).

Nell’episodio, raccontato nel Vangelo di Marco, dell’uomo posseduto da uno spirito impuro nel paese dei Gerasèni (Mc 5,1-20), si affronta questo argomento. Gesù incontra una persona tre volte impura in quanto pagana, indemoniata e abitante dei sepolcri, legata con ceppi e catene. Il personaggio è volutamente anonimo, perché rappresenta tutti quelli che sono nella sua stessa drammatica situazione, che vivono come bestie. Come quelle che scorrazzano nei dintorni: al pascolo c’è una numerosa mandria di porci, che però sono simbolo di ricchezza e prosperità. Replicando il miracolo eseguito nella sinagoga di Cafàrnao (Mc 1,21-28), anche in terra pagana Gesù libera l’uomo posseduto da uno spirito impuro. Questi spiriti, una volta usciti dal suo corpo, entrano però in quelli dei circa duemila maiali, che precipitano da una rupe e affogano in mare. Così, la liberazione dell’essere umano comporta la rovina dell’economia, che evidentemente si basava sull’oppressione di chi veniva sfruttato e trattato come una bestia.

Gli abitanti del luogo non sono affatto contenti di questa guarigione. Vedere sano e umano colui che aveva attirato a sé i demoni fa salire in loro la paura della perdita del proprio capitale economico a causa dell’azione di Gesù. La restituzione della dignità all’individuo è stata dannosa per i loro interessi economici e, per questo, “si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio”. Eccoli smascherati: lo spirito impuro che imprigionava l’uomo proveniva da loro, che senza esitazione preferiscono i porci rispetto al suo bene. Alberto Maggi conclude così la sua riflessione:

«Tra il Dio che libera l’uomo e il dio denaro che lo schiavizza, preferiscono adorare mamona. Un messaggio di libertà e uguaglianza è inaccettabile per una classe sociale che deve la sua fortuna allo sfruttamento degli oppressi. I potenti antepongono sempre il loro interesse al bene dell’uomo, ma è compito dei seguaci di Gesù rovesciarli dai troni per innalzare gli ultimi (Lc 1,52), sia rinunciando a “quella cupidigia che è idolatria” (Col 3,5), sia attraverso scelte sociali e politiche che pongano la salute dell’uomo come valore assoluto.»