L’intervento della professoressa Vanna Iori al seminario “Dalla necessità al progetto. L’educatore professionale in oratorio”.
L’intervento della professoressa Vanna Iori al seminario “Dalla necessità al progetto. L’educatore professionale in oratorio”.
Vi proponiamo l’intervento della professoressa Vanna Iori al seminario “Dalla necessità al progetto. L’educatore professionale in oratorio”, tenutosi il 18 novembre 2016 a Bologna e organizzato dal TECO – Tavolo Educatori Cooperative Oratorio in collaborazione con le cooperative Altra Tensione, AnimaGiovane, Aquila e Priscilla, Curiosarte, Don Bosco, Eidè, ET – Educatori di Territorio, Pepita e con il sostegno di Confcooperative Emilia Romagna, FOI – Forum Oratori Italiani, ReteSicomoro. Di seguito, potete anche trovare alcuni spunti di riflessione dalle parole della prof.ssa Iori.
Quale iter formativo: si è educatori perché si è in oratorio o siccome si è educatori si può educare in oratorio? Come presentare questa figura come futuro lavorativo possibile ad altri giovani?
Professionalità educativa, come dice il titolo della giornata, è non consegnarsi a ciò che appare non modificabile, ma saper aprire le porte ad un possibile futuro, trovare strade per fare evolvere il presente, coglierlo e capirlo vedendone le novità, trasformarlo per una ricerca di senso, individuale e sociale; dunque, aprire delle porte per una risposta non incerta: l’educazione non deve essere traballante.
Quindi, la qualifica di educatore professionale non è per un possesso delle tecniche solamente, ma anche e soprattutto per l’arte: competenze e traduzione nell’imprevedibile, creato soprattutto dal mondo dei social (ragazzi “ritirati dal mondo”, come sta accadendo in Giappone e anche in Italia, dove ci sono alcuni giovani che non escono più dalla loro camera). In particolare, l’oratorio non è un contesto ben codificato, vi si lavora a mani nude. Servono ancora più competenze, perché l’inatteso è più genuino, spontaneo, a cui spesso bisogna rispondere con una trovata che non è l’educazione a caso, ma la traduzione di un lavoro su di sé e di uno studio educativo.
L’educatore deve avere la capacità di proporre una cosa nuova e questo chiede un lungo lavoro di studio e apprendimento. Prima di tutto, si mette in gioco ciò che si è e ciò che si sa è a servizio dell’arte di educare. Il titolo di studio non è tutto: il suo possesso è un requisito necessario, ma non sufficiente. Ecco alcuni libri di Vanna Iori, editi da Franco Angeli: Il sapere dei sentimenti tocca due luoghi oscuri del lavoro educativo, ovvero quelli della vita emotiva e dell’educazione dei sentimenti; Animare l’educazione è dedicato al lavoro educativo come animazione (ovvero “dare vita”).
Ottavio Pirovano
cooperativa Aquila e Priscilla
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