L’educatore professionale in oratorio / 6

Gli interventi dei professori Marco Moschini e Vincenzo Salerno al seminario “Dalla necessità al progetto. L’educatore professionale in oratorio”

Vi proponiamo gli interventi dei professori Marco Moschini, direttore del corso di perfezionamento in Progettazione, gestione e coordinamento dell’oratorio all’Università di Perugia, e Vincenzo Salerno, direttore del Dipartimento di Pedagogia allo IUSVE, al seminario “Dalla necessità al progetto. L’educatore professionale in oratorio”, tenutosi il 18 novembre 2016 a Bologna e organizzato dal TECO – Tavolo Educatori Cooperative Oratorio in collaborazione con le cooperative Altra Tensione, AnimaGiovane, Aquila e Priscilla, Curiosarte, Don Bosco, Eidè, ET – Educatori di Territorio, Pepita e con il sostegno di Confcooperative Emilia Romagna, FOI – Forum Oratori Italiani, ReteSicomoro. Di seguito, potete anche trovare alcuni spunti di riflessione dalle parole dei due docenti.

Il tema dell’identità e del ruolo dell’educatore è una questione aperta. Poter definire il suo ruolo significa però poter determinare un percorso formativo e universitario specifico. La necessità di condividere una stessa identità di ruolo su questa figura educativa emerge anche nelle parrocchie, nelle diocesi e negli ordini religiosi. Che iter formativo deve avere un educatore professionale per poter lavorare in oratorio? Cosa può fare e cosa non deve fare l’educatore in oratorio? Inteso come stimoli, studi, percorso formativo.

Vincenzo Salerno

La questione riguarda in primo luogo un discernimento delle comunità. L’oratorio è un luogo simbolicamente importante. Pensiamo alla bioetica o all’intelligenza artificiale: la sostituzione di un arto umano con un pezzo di nanotecnologia. Quanto resta dell’umano? Riusciremo a fare un’intelligenza artificiale uguale a noi? E se questo diventa più intelligente dell’umano? Questa immagine provocatoria interpella l’oratorio. Possiamo interpretare il passaggio all’educatore come esigenza funzionale ad una mancanza attuale nelle nostre comunità? Quando cambia un pezzo non è più come prima. C’è un aspetto di gratuità nel servizio dell’oratorio che è testimonianza di dono, di vita. La testimonianza della fede e della vita ecclesiale è il focus d’attenzione.

Vi sono anche alcune antinomie da tenere in considerazione. La prima riguarda la presenza di laici e sacerdoti nella pastorale: attenzione alle reciproche esclusioni. La seconda, lo spazio della totalità dell’oratorio: come preservare il dono gratuito della testimonianza anche in presenza di un educatore professionale. Terzo aspetto: come conciliare il lavoro pastorale e il lavoro appaltato ad una cooperativa. Occorre studiare forme concrete per elaborare forme contrattuali e progettuali condivisi.

Marco Moschini

Viviamo in un paese che ha da sempre ha ritenuto la questione educativa una questione di buon cuore. La questione riguarda, invece, cuore (un sentire che parte dal cuore), tecniche (ma non troppo) e testa (pensiero, rielaborazione). In seconda battuta, può esistere un’educazione disarticolata da una domanda che viene da sotto, dai contesti in cui si sviluppa? Il rischio è di calare dall’alto un pensiero che non incontra i bisogni reali. Allo stesso modo, la comunità tiene all’educazione oratoriana? Come la valorizza?

L’educazione riguarda il modo di essere prossimi all’uomo. Nel corso proposto dalla nostra università abbiamo cercato di costruire un percorso in dialogo con le comunità. Per poter fare educazione in oratorio è necessario prevedere un iter formativo che approfondisca le dinamiche in questo luogo; per questo è importante chiarire anche chi è l’educatore professionale in oratorio. Formare una professionalità in oratorio non significa escludere, limitare o annullare il volontariato nelle parrocchie. La professionalità ha bisogno di essere guidata dall’esperienza di gratuità che offre l’oratorio e che vive la comunità.

Monica Salsi
cooperativa Altra Tensione

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