Nel trevigiano cristiani e musulmani accomunati dall’invocazione interreligiosa “O Dio, nella tempesta ci affidiamo a Te”.
Nel trevigiano cristiani e musulmani accomunati dall’invocazione interreligiosa “O Dio, nella tempesta ci affidiamo a Te”.
“O Dio, nella tempesta ci affidiamo a Te”: è questo il titolo della preghiera che ha accomunato alcuni preti e imam del trevigiano per affrontare spiritualmente l’emergenza da Covid-19. Da settimane sia la comunità cristiana che quella musulmana non possono riunirsi a pregare, così i coordinatori dell’iniziativa hanno pensato di fare un piccolo gesto comune in questo tempo di grande sofferenza per tutti. Da anni nella provincia di Treviso vengono organizzate esperienze di incontro e conoscenza reciproca tra i credenti delle diverse fedi, coinvolgendo parrocchie, associazioni culturali e religiose islamiche e associazioni di volontariato.
Gli ideatori della preghiera don Bruno Baratto, incaricato per le relazioni tra cristiani e musulmani della Diocesi di Treviso, e Abdellah Ajouguim, mediatore culturale dell’associazione Attawassol di Montebelluna, hanno dichiarato di aver ritenuto importante unire in un video le varie voci per affidare al Signore tutta l’umanità che soffre le conseguenze di questa epidemia, senza dimenticare chi ogni giorno continua a patire situazioni di violenza, ingiustizia, fame e sfruttamento. Pur nelle differenti vie di incontro con Dio, essi sperano che l’esempio possa servire perché sempre più credenti di ogni religione si uniscano in preghiera, ciascuno nel modo che gli è proprio. I coordinatori dell’iniziativa aggiungono:
«Non pretendiamo di rappresentare né tutti i cristiani né tutti i musulmani. È solo una piccola iniziativa che si aggiunge a tante altre per aiutare a superare questo tempo problematico per tutti. Siamo infatti convinti che in questo momento chi crede in Dio sia chiamato a pregare con costanza, perché si trasformino i nostri cuori e siano resi capaci di aprirsi ad una solidarietà sempre più profonda e vera: i nostri comportamenti diventino segno della responsabilità che ci assumiamo per costruire il bene di tutti, anche una volta superata l’emergenza di questa epidemia. Chiediamo di imparare in questi momenti così difficili a far crescere sempre più la nostra umanità: lo riteniamo uno dei precetti più importanti di ogni religione. Siamo tutti sulla stessa fragile barca del mondo, sempre: preghiamo Dio che ci aiuti e ci insegni ad uscire salvi da ogni tempesta.»
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