Europa, i crimini d’odio contro i cristiani sono aumentati del 44%

L’Osservatorio per l’Intolleranza e la Discriminazione contro i Cristiani in Europa mette in luce una realtà poco considerata.

Aumentano ancora in Europa i crimini d’odio contro i cristiani, che nel 2022 con 748 casi documentati sono cresciuti del 44% rispetto all’anno precedente, quando se ne erano censiti 519. Lo rivela l’Osservatorio per l’Intolleranza e la Discriminazione contro i Cristiani in Europa, che nel suo rapporto annuale mette insieme gli episodi di discriminazione e intolleranza raccolti di settimana in settimana consultando fonti pubbliche. Il centro, con sede a Vienna, mette così in luce una realtà poco conosciuta, ma in linea con quello che dicono Aiuto alla Chiesa che Soffre, Open Doors e l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa: il cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo. L’ultimo rapporto annuale dell’OSCE sui crimini d’odio documenta 792 casi di ostilità anticristiana in trentaquattro Paesi europei.

Come spiega ad ACI Stampa la direttrice dell’osservatorio Anja Hoffman, i crimini d’odio, soprattutto se vandalici, possono essere collegati a estremisti che agiscono in un clima di maggiore accettazione sociale dell’attacco alle chiese. Non per niente sono aumentati esponenzialmente i casi di incendio doloso agli edifici sacri, concentrati soprattutto in Germania e poi in Francia, Italia e Regno Unito: sono passati dai 60 del 2021 ai 105 del 2022, con un incremento del 75%. Aggiunge Hoffman: «Mentre le motivazioni degli atti vandalici e della profanazione delle Chiese sono rimasti poco chiari, ora invece notiamo che sempre più perpetratori lasciano messaggi che rivelano l’appartenenza a frange estremiste e rivendicano persino orgogliosamente la paternità dei crimini commessi. Si tratta spesso di membri radicalizzati di gruppi che seguono una narrazione anti-cristiana».

I casi d’odio si riferiscono anche a varie forme di discriminazione religiosa, come il licenziamento dal lavoro, la sospensione o una causa penale per aver espresso pubblicamente opinioni religiose su temi quali il matrimonio, la famiglia, l’identità di genere, l’aborto. Hoffman afferma che «silenziare le voci cristiane in pubblico mina la pluralità delle società democratiche occidentali e rende impossibile un discorso libero». Regina Polak, rappresentante dell’OSCE per la lotta al razzismo, alla xenofobia e alla discriminazione, aggiunge che «è altamente necessario aumentare la consapevolezza sia del governo che della società per affrontare e combattere questo problema con decisione».