Il cristianesimo missionario non può pensare di sostituire la religione dell’Africa che rappresenta un modo di vivere.
Il cristianesimo missionario non può pensare di sostituire la religione dell’Africa che rappresenta un modo di vivere.
Per la maggior parte degli africani che si sono convertiti al cristianesimo, ma anche ad altre fedi come l’islam, l’essere e il modo di vivere dalla nascita fino alla morte sono comunque permeati dalle religioni tradizionali dell’Africa. In un passato anche non molto lontano, era quasi scontato etichettare miti, leggi e riti dei credi animisti in modo dispregiativo. Questi erano visti come non conformi ai canoni occidentali del sapere scientifico e filosofico legato alla cultura greco-latina e, in ambito missionario, apparentemente contrari alle dottrine morali e teologiche del cristianesimo, si legge su Popoli e Missione.
Il gesuita nigeriano Agbonkhianmeghe E. Orobator, responsabile della Compagnia di Gesù di tutto il continente africano, afferma: «Uno dei più grandi passi falsi del cristianesimo missionario è stato quello di presentarsi come sostituto della religione africana. Ciò che i missionari non hanno capito è che una maniera di vivere, una spiritualità, è diversa da una religione organizzata fatta di credo, dogmi e dottrine. Quest’ultima può essere facilmente sostituita e rimpiazzata, non così la prima». Considerare l’animismo, come diverse denominazioni cristiane fanno ancora oggi, come una fede demoniaca, satanica e occulta è una conseguenza di ignoranza, consunti stereotipi e arroganza. L’evangelizzazione, infatti, si è diffusa non per sostituzione, ma per integrazione nel modo di vivere africano.
Il giosefita congolese Kipoy Pombo ricorda che le religioni africane si alimentano di una spiritualità generata dalla relazione di due mondi in stretta relazione tra loro: quello visibile, formato dalla famiglia con i suoi capi e dai gruppi affini e dalla natura (cielo, terra, fiumi, animali, alberi…), e quello invisibile, composto da un Creatore della vita, da antenati che fungono da intermediari tra Lui e l’uomo, spiriti buoni o cattivi, anime dei morti in viaggio verso il villaggio degli antenati e forze naturali (fulmini, terremoti, pioggia, vento, fuoco). Essi sono le facce di una stessa medaglia che rappresenta il mondo dei viventi.
Certamente, nelle culture africane esistono anche pratiche occulte. Al di fuori dei legami costituiti con questo mondo dei viventi, vengono eseguiti riti per la ricerca e la soppressione delle cause degli insuccessi, degli incidenti personali, delle disgrazie famigliari, delle malattie, della morte. Ma stregoni, indovini e guaritori non sono tollerati dalle religioni tradizionali. Invece, pure un certo cristianesimo africano, in parte assimilabile a sette, si manifesta in performance di predicatori che abusano della fede per scopi lucrativi utilizzando rituali simili a quelli propri della stregoneria. Il confine del giudizio, però, può essere labile. In merito a un presunto evento malvagio inspiegabile razionalmente, un monaco africano disse: «Io a queste cose non ci credo, ma succedono davvero».
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