Fame nel mondo, piccoli segnali positivi in un andamento drammatico

Rispetto al 2019 le persone affamate sono 122 milioni in più e l’obiettivo fame zero nel 2030 diventa un miraggio.

Rispetto al 2021, le persone nel mondo che l’anno scorso hanno sofferto la fame sono leggermente diminuite, passando da una media di 738,9 milioni a 735 milioni. È un segnale positivo ma piccolo, se si considera il fatto che prima della pandemia globale da Covid-19, ovvero nel 2019, e della crisi del grano scatenata dalla guerra in Ucraina erano state 612,8 milioni, ben 122 milioni in meno. In alcune aree terrestri ci sono stati degli incoraggianti progressi, come in certe zone dell’Asia e dell’America latina, mentre in altre le crisi alimentari hanno purtroppo avuto una recrudescenza, come in Asia occidentale, nei Caraibi e in tutta l’Africa, dove addirittura una persona su cinque risulta malnutrita. Con questo andamento, l’Obiettivo di sviluppo sostenibile centrato sul porre fine alla fame entro il 2030 rimane un miraggio.

Questi dati si possono leggere nell’ultimo rapporto annuale Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo, prodotto dalla collaborazione tra l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD), il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), il World food programme (WFP) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Secondo il documento, il 29,6 percento circa della popolazione mondiale, pari a 2,4 miliardi di individui, non ha avuto accesso costante al cibo. Ciò significa che un numero altissimo di esseri umani ha vissuto in una condizione di insicurezza alimentare, che va dal dover ridurre la quantità o la qualità del cibo consumato all’affrontare momenti in cui si fa fatica a mettere qualcosa nel piatto.

Inoltre, a livello mondiale è anche peggiorata la capacità delle persone di accedere a un’alimentazione sana: nel 2021, il 42 percento della popolazione globale, pari a oltre 3,1 miliardi di persone, non ha potuto permettersela. Le conseguenze della malnutrizione sono pericolose soprattutto sui bambini: l’anno scorso erano 148 milioni i minori al di sotto dei cinque anni che presentavano ritardi nella crescita (il 22,3 percento), mentre 45 milioni mostravano segni di eccessiva magrezza (il 6,8 percento). Nell’indagine si è poi visto che l’insicurezza alimentare colpisce maggiormente coloro che vivono nelle zone rurali rispetto a quelli che abitano nelle zone urbane: gli adulti affamati sono stati il 33 percento a fronte del 26 percento e i piccoli con ritardi di crescita il 35,8 percento invece del 22,4 percento. In generale, le stime dicono che nel 2030 a soffrire ancora la fame saranno quasi 600 milioni di persone.