Fare discernimento sul diaconato femminile

Le prove dell’esistenza di donne diacono nel primo millennio della Chiesa ci sono: oggi c’è la volontà di riconsiderarle?

Uno dei temi in discussione all’assemblea in corso del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità è il ruolo delle donne nella Chiesa. L’Instrumentum laboris si chiede infatti: «Come può la Chiesa del nostro tempo compiere meglio la propria missione attraverso un maggiore riconoscimento e promozione della dignità battesimale delle donne?». Il documento propone quindi domande per il discernimento come «Quali passi concreti può compiere la Chiesa per rinnovare e riformare le proprie procedure, dispositivi istituzionali e strutture in modo da permettere un maggiore riconoscimento e partecipazione delle donne, anche al governo e a tutte le fasi dei processi decisionali, inclusa la presa di decisioni in uno spirito di comunione e in vista della missione?» e «La maggior parte delle assemblee continentali e le sintesi di numerose conferenze episcopali chiedono di considerare nuovamente la questione dell’accesso delle donne al diaconato. È possibile prevederlo e in che modo?».

Sull’importante questione del diaconato delle donne, il sito di Queriniana propone una sintesi sul tema chiara e decisamente non ambigua della docente alla newyorkese Hofstra University Phyllis Zagano, membro della Commissione di studio sul diaconato delle donne istituita da Papa Francesco. Lei basa la sua riflessione su fatti, che devono essere alla base del discernimento. Innanzitutto, almeno fino al dodicesimo secolo le donne hanno esercitato il ministero diaconale: da san Paolo che presenta Febe come «diacona della chiesa di Cencre» (Rm 16,1-2) a molteplici fonti di vari tempi e luoghi in cui si parla di donne che «assistevano al battesimo e alla confermazione delle donne, erano responsabili della catechesi delle donne e dei bambini, portavano l’eucaristia alle donne malate e le ungevano, si occupavano delle parrocchie, gestivano servizi sociali e svolgevano il servizio diaconale all’altare».

Queste donne sono state ordinate al ministero diaconale seguendo precisi riti liturgici, di cui si trovano svariate testimonianze presso la Biblioteca apostolica vaticana e in biblioteche e monasteri europei e non. L’ordinazione veniva effettuata dal vescovo «in chiesa durante la celebrazione eucaristica, alla presenza del clero, mediante l’imposizione delle mani e l’invocazione dello Spirito santo», con il prelato che imponeva la stola alla donna e la denominava esplicitamente “diacona”. Però, scrive Zagano, «È impossibile affermare che ogni ministero diaconale sia stato svolto da tutte le donne diacono che la storia ricorda». Nel dodicesimo secolo, nella pratica nessuno veniva più ordinato diacono se non doveva essere ordinato presbitero, seguendo un cursus honorum (prima si doveva diventare, in ordine: chierico, ostiario, lettore, esorcista, accolito, suddiacono) esistito fino a poco dopo il concilio Vaticano II, con la Lumen gentium che stabilisce che l’ordinazione dei diaconi non è «per il sacerdozio, ma per un ministero di servizio» (29). Oggi, il mezzo ordinario per accedere allo stato clericale è l’ordinazione diaconale.

Guardando alle Chiese ortodosse, in Oriente c’è una lunga tradizione relativa alle diaconesse e anche là si sta dibattendo in modo significativo sul recupero di tale consuetudine. I contrari dicono che le donne non venivano ordinate, ma solo benedette, tuttavia le liturgie sopravvissute per l’ordinazione diaconale di uomini e donne sono pressoché identiche, afferma Zagano. La studiosa, infine, sottolinea che «Sostenere che non sia possibile ripristinare il diaconato per le donne significa contestare il ministero diaconale stesso. Mentre i ruoli delle donne e degli uomini erano diversi nella chiesa primitiva, nulla impedisce alle donne di svolgere oggi tutti i compiti e le mansioni dei diaconi». La Chiesa di oggi e del futuro ha bisogno di diaconi donne, le quali tra l’altro dal 2021 possono accedere ai ministeri istituiti di lettore e accolito, entrambi richiesti prima di un’ordinazione diaconale. Questo passo sarebbe un grande messaggio: «le donne possono davvero essere l’immagine di Cristo risorto, le donne sono fatte a immagine e somiglianza di Dio».