In occasione del Sinodo, Caritas dedica un dossier a “Deforestazione: emergenza silenziosa. In difesa dell’Amazzonia e dei popoli indigeni”.
In occasione del Sinodo, Caritas dedica un dossier a “Deforestazione: emergenza silenziosa. In difesa dell’Amazzonia e dei popoli indigeni”.
“Le foreste attualmente coprono circa il 30% della massa continentale del mondo (National Geographic) preservando l’80% della biodiversità della terra e accogliendo 300 milioni di persone tra cui circa 60 milioni di indigeni. Tra le foreste pluviali del pianeta, la più grande è quella tropicale dell’Amazzonia, che si estende su una superficie di 7 milioni di kmq e un’area boschiva di 5,5 milioni di kmq. […] Si estende su nove Paesi ed è abitata da 34 milioni di abitanti tra i quali 390 gruppi etnici spesso dimenticati e discriminati.”
In occasione del Sinodo speciale dei vescovi per la regione Pan-Amazzonica, Caritas Italiana dedica un dossier al tema Deforestazione: emergenza silenziosa. In difesa dell’Amazzonia e dei popoli indigeni. Le foreste offrono ossigeno, assorbono anidride carbonica, prevengono il surriscaldamento, stabilizzano il clima, favoriscono le piogge, reintegrano le falde acquifere, bloccano il vento e l’erosione del suolo, forniscono alimenti e sono una riserva di medicine naturali e di risorse rinnovabili.
Per gli oltre tre milioni di indigeni che popolano l’Amazzonia, la considerazione della foresta è ben lontana dalla mentalità estrattivista che si basa sull’idea che il guadagno è più importante della dignità umana. Contro la cultura dello scarto che ha danneggiato la ricchezza ecologica della regione e impoverito la sua realtà sociale, la Chiesa deve ragionare sulla propria identità mettendosi in relazione e ascolto della spiritualità e della saggezza che i popoli indigeni esprimono, per poi estendere il proprio impegno verso tutti gli altri biomi essenziali della Terra.
Ai popoli indigeni, col tempo esclusi a causa del mutamento di valori dell’economia mondiale e per questo allontanati dalle loro zone d’origine per far posto con il disboscamento alle attività agricole, minerarie, petrolifere e ai grandi agglomerati urbani (attualmente fra il 70 e l’80% della popolazione della Panamazzonia risiede nelle città), va offerta una nuova via, che concili il diritto allo sviluppo, compreso quello sociale e culturale, con la tutela delle
caratteristiche proprie e dei loro territori.
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