Un’iscrizione a mosaico in una basilica bizantina tardoantica è stata collegata alla loro città scomparsa, Betsaida.
Un’iscrizione a mosaico in una basilica bizantina tardoantica è stata collegata alla loro città scomparsa, Betsaida.
Una basilica bizantina, subito denominata dagli archeologi “la chiesa degli apostoli”, potrebbe essere stata edificata sui resti della casa di Pietro e Andrea, discepoli di Gesù. Dagli scavi della spedizione del Kinneret College nel sito di el-Araj, lungo la riva del lago di Tiberiade, è infatti emersa una grande iscrizione dedicatoria realizzata in mosaico, che in lingua greca nomina il donatore, un certo «Costantino servo di Cristo», e soprattutto una richiesta d’intercessione al «capo e comandante degli apostoli celesti». Questa espressione è comunemente usata dai cristiani bizantini proprio per riferirsi all’apostolo Pietro. Come si legge su Terrasanta.net, secondo gli studiosi la scritta, che faceva parte di un pavimento musivo situato nel diaconion (sagrestia) della chiesa, è la migliore indicazione per affermare che Pietro era strettamente associato alla basilica e che questa era probabilmente a lui dedicata.
Secondo la tradizione cristiana bizantina, poi, l’abitazione di Pietro era situata a Betsaida, e non Cafarnao come spesso si pensa. Di questa città biblica, però, si erano perse le tracce. Secondo le ipotesi derivanti dalla scoperta, dunque, el-Araj potrebbe essere l’antica Betsaida. Ai tempi di Gesù, questo piccolo porto di pescatori passò a essere una vera e propria polis, status conseguito nel 30 d.C. sotto il governatore della regione Filippo il tetrarca. I vangeli raccontano che in essa nacquero diversi discepoli e che Cristo fece il miracolo della guarigione del cieco, prima di condannare l’abitato per la sua mancanza di fede.
Il vescovo bavarese Willibald, che ha passato una notte qui durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa nel 725 d.C., è stato il primo a menzionare l’esistenza di un edificio sacro a Betsaida, luogo che gli era stato detto essere quello da dove provenivano Pietro e Andrea. Nel suo diario di viaggio, conosciuto come Hodoeporicon, egli afferma inoltre che «Ora c’è una chiesa dove un tempo c’era la loro casa». Per gli archeologi, il collegamento tra queste parole e l’iscrizione riemersa dal passato è stato automatico, con il ritrovamento che fornisce una conferma scritta che la basilica è quella visitata dal vescovo medievale. Poco dopo il passaggio di quest’ultimo, nel 749, Betsaida fu distrutta da un terremoto e cadde nell’oblio, complice anche l’arrivo dell’islam nella regione. Finora, la città era associata al sito di Et-Tell, ma la nuova scoperta, una prova comunque non definitiva riguardo all’esatta ubicazione della casa di Pietro e Andrea, fa pendere l’ago della bilancia a favore di quello di el-Araj.
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