Lanciata nel 2017, questa iniziativa ecumenica sta radicando la questione ecologica all’interno delle comunità cristiane.
Lanciata nel 2017, questa iniziativa ecumenica sta radicando la questione ecologica all’interno delle comunità cristiane.
Sulla scia della COP21 tenutasi a Parigi nel 2015, la riunione della Conferenza delle parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici nella quale è stato negoziato il celebre accordo sul contenimento della temperatura della Terra, i cristiani di Francia si sono mobilitati per inserire la dimensione ecologica nella vita concreta delle comunità locali. Come riporta il Messaggero Cappuccino, due anni dopo è stata lanciata la certificazione Chiesa verde (label Église verte), promossa dalla Conferenza episcopale, dalla Federazione protestante e dall’Assemblea dei vescovi ortodossi e gestita da una struttura ecumenica.
Chi è interessato a ottenerla, dalle parrocchie agli istituti religiosi fino alle associazioni e alle famiglie, deve effettuare una diagnosi ecologica, che permette di prendere conoscenza del proprio impatto ecologico e di capire dove poter migliorare. Questa si articola in cinque ambiti: celebrazioni e catechesi, edifici, terreno, impegno locale e globale, stile di vita. A ognuno di essi viene dato un punteggio e il totale determina il livello di certificazione ottenuta, rappresentato con diverse piante bibliche: il granello di senape, il ceppo della vite, il fico, il cedro del Libano.
Della certificazione c’è una versione standard, ma anche una serie di declinazioni specifiche a seconda delle realtà. Per le comunità di religiosi e religiose si indagano celebrazioni e formazione, stile di vita e impronta ecologica, attività commerciali e artigianali, terreni, edifici, impegno e comunicazione, ecologia e vita comunitaria. Con le congregazioni di vita apostolica si va a monitorare la vita spirituale, gli edifici, l’energia e l’acqua, i terreni, gli impegni apostolici per un’ecologia integrale, gli stili di vita e la sobrietà gioiosa. Le associazioni vengono giudicate a seconda delle dimensioni, guardando governo, gestione, edifici, terreni, impegno locale e globale, alimentazione e spiritualità. Per le famiglie è stato pensato un percorso biennale fatto di incontri di gruppo e condivisioni su vari ambiti. Infine ai giovani, divisi in gruppi dagli 11 ai 18 anni e dai 18 ai 35 anni, viene proposto un impegno annuale che li porti a strutturare attività proprie su due tematiche selezionate.
L’anno scorso è stato fatto il bilancio dei primi cinque anni. Il 20% delle comunità certificate (ad aprile di quest’anno erano ottocentodieci) erano entrate da poco tempo nel progetto, il 20% mostrava difficoltà a produrre un reale movimento attorno alla questione ecologica, mentre il 60% riteneva che c’era stato un sensibile miglioramento verso la questione ecologica. In queste ultime, oltre a un’integrazione dell’ecologia stabile nella vita della comunità attraverso una vera e propria conversione pastorale, l’esperienza è stata positiva per il rafforzamento dei legami relazionali, intergenerazionali ed ecumenici.
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