Tra i criteri che permettono alla bevanda di fregiarsi del marchio c’è il coinvolgimento nella produzione dei monaci.
Tra i criteri che permettono alla bevanda di fregiarsi del marchio c’è il coinvolgimento nella produzione dei monaci.
Il costante calo di vocazioni all’interno della Chiesa potrebbe avere delle ripercussioni anche sulla produzione della celebre birra trappista. I luoghi autorizzati a imbottigliare questa bevanda sono pochi e sempre meno giovani sono disposti a entrare a far parte dell’ordine monastico dei cistercensi della stretta osservanza, gli unici autorizzati a supervisionarne il processo produttivo (se assenti, possono essere sostituiti da suore). Questa tipologia di birra può infatti uscire solo da un’abbazia che abbia il permesso di utilizzare l’autentica denominazione “trappista” e la produca al suo interno, ma anche che destini i profitti delle vendite al mantenimento della comunità religiosa, al proprio ordine monastico o al sostegno di associazioni di beneficenza, come si legge su ACI Stampa.
L’Associazione Internazionale Trappista individua attualmente solo dodici abbazie che possono fregiarsi del logo ufficiale internazionale: le belghe Chimay, Orval, Rochefort, Westmalle, Westvleteren, le olandesi La Trappe e Zundert, la francese Mont des Cats, l’inglese Mount St. Bernard, l’austriaca Stift Engelszell, l’italiana Tre Fontane, la spagnola Cardeña e la statunitense Spencer. Il monastero in Belgio che vendeva la Achel ha perso recentemente il marchio, in quanto i religiosi della comunità locale non potevano più seguirne la produzione, facendo cadere uno dei tre criteri per denominare la birra come trappista. Così, nel 2021 lo stabilimento è stato venduto a imprenditori privati.
È da oltre due secoli che viene creata questa bevanda a base di acqua, luppolo e malto d’orzo, inizialmente nel territorio storico delle Fiandre per poi allargare i propri confini. La birra è un antico prodotto monastico, diffuso perché spesso più salubre dell’acqua e alternativa al pane in Quaresima. Ma al giorno d’oggi la crisi delle vocazioni, anche in campo monastico, mette in dubbio il futuro della birra trappista. Infatti, decidere di vivere secondo le rigorose regole dell’ordine cistercense della stretta osservanza non è semplice: sveglia alle quattro del mattino e giornata scandita da preghiere, lavoro, eucarestia, pasti in comunione e poco tempo libero fino alle otto di sera. La speranza sta in un ritorno alla scelta della vita monastica.
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