Gesù è la luce per la nostra trasfigurazione

La Trasfigurazione di Raffaello ci chiede di affidarci alla bellezza di Cristo, ma anche di cercare quella di Dio presente in ogni persona.

Quando Raffaello morì improvvisamente il Venerdì Santo del 1520, cinquecento anni fa, aveva da poco terminato il dipinto della Trasfigurazione di Gesù. Il corpo fu portato nella chiesa del Pantheon e tutta Roma piangeva l’acclamato artista deceduto a soli trentasette anni. Come ricorda Vasari, dietro al feretro posto su un catafalco fu collocata proprio l’ultima sua grande opera, «la più celebrata, la più bella e la più divina» tra le sue creazioni.

Don Tarcisio Tironi, direttore del M.A.C.S. – Museo d’Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia (Bergamo), commenta così il dipinto:

«Gesù non è solo illuminato da una luce divina, ma egli stesso si trasforma in luce e illumina l’umanità. Per questo le due scene sono contrapposte. La parte superiore è luminosa e celebra la vittoria della speranza, mentre quella in basso riporta tutti alla realtà quotidiana. Sotto la Trasfigurazione, continua il racconto del Vangelo che parla del ragazzo ammalato, qui presentato agli apostoli non saliti sul monte. La mamma, il papà e gli altri che gli sono accanto vogliono aiutarlo, consapevoli che la sua guarigione è anche la loro. Ma solo Cristo, trasfigurato sul Tabor, può salvare.»

Sotto ci siamo tutti noi, con le nostre paure e i sentimenti contrastanti esplicitati dagli uomini e dalle donne che si agitano. Sotto c’è lo splendore di un mondo che sta per rinascere in Cristo (dietro il monte Tabor un tramonto cala sulla civiltà romana), c’è il conforto di una bellezza che accende il cuore e aiuta a sentirci, nonostante tutto, felici di esistere.

«Raffaello ci fa capire che la luce che abita Gesù non è per lui solo, ma è luce per ogni donna e ogni uomo. Guardiamo a Lui, ascoltiamolo e ci aiuterà a giungere alla vita piena, alla nostra trasfigurazione. […] La splendida figura femminile di spalle, inginocchiata in basso, sarebbe il simbolo della fede operosa (o amore). Ella non solo ci chiede di affidarci a Gesù e alla sua bellezza, ma ci addita il compito quotidiano di cercare la luce e la bellezza di Dio in ogni donna e in ogni uomo.»