Gesù è nato a Betlemme o a Nazareth?

Negli ultimi decenni gli esegeti del Gesù storico sostengono sempre più un cambiamento rispetto alla tradizione.

Tradizionalmente, è Betlemme il villaggio natale di Cristo, ma negli ultimi decenni gli studi sul Gesù storico, soprattutto in ambito anglosassone, stanno rinvigorendo una teoria che circola da oltre un secolo: la sua nascita sarebbe avvenuta a Nazareth. Tanti aspetti dei Vangeli sono stati corretti dagli esegeti – il Messia non è nato il 25 dicembre dell’anno 1 in una grotta, forse neanche di notte – e, in questo caso, bisognerebbe non dare credito agli evangelisti Matteo e Luca. Avvenire riassume le ragioni a favore di questa interpretazione scientificamente sempre più solida.

Innanzitutto, Gesù era detto Nazareno molto probabilmente perché originario di Nazareth. Lo scetticismo di alcune figure del Vangelo di Giovanni lo proverebbe: il saggio Natanaele risponde al neo-apostolo Filippo, che lo invita a incontrare «il figlio di Giuseppe di Nazaret», dicendo «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46); alcuni farisei affermano poi che «dalla Galilea non sorge profeta» (Gv 7,52), ricordando che il Cristo sarebbe dovuto venire «da Betlemme, il villaggio di Davide» (Gv 7,42), come annunciato dal profeta Michea. I sinottici, inoltre, quando raccontano la visita di Gesù alla sinagoga di Nazareth ne parlano come della «sua patria», «dove era stato allevato».

Le obiezioni a questa tesi sono legate alle narrazioni di Matteo e Luca. Per il primo, Giuseppe e Maria abitano a Betlemme e si trasferiscono a Nazareth soltanto dopo la fuga in Egitto (ma così non si capisce come mai l’Annunciazione sia collocata a Nazareth). Per il secondo, Nazareth è il luogo d’origine e di residenza dei coniugi, che si sono spostati a Betlemme in occasione del parto.

Ma tra gli studiosi ci sono delle perplessità. Tra i due paesi ci sono circa centoquaranta chilometri, percorribili in diversi giorni: come avrebbe potuto una donna in stato avanzato di gravidanza fare questo viaggio a dorso d’asino? E per quale motivo l’avrebbe intrapreso, quando rimanendo a casa avrebbe goduto per il parto dell’assistenza di amiche e vicine e il marito sarebbe dovuto tornare nella città originaria per adempiere ai presunti doveri del censimento romano? Tra l’altro, il censimento più prossimo alla vicenda di cui si ha conoscenza è avvenuto intorno al 6 d.C., troppo avanti rispetto alla nascita del Bambino ormai abitualmente collocata tra il 6 e il 4 a.C.

Insomma, Betlemme «sarebbe un’affermazione teologica, non storica», scrive Benedetto XVI, legata alla volontà degli evangelisti di accreditare Gesù come colui che compie le profezie delle Scritture. Ma ciò non toglie, continua Ratzinger, che, considerando tutte le fonti, si può continuare a considerare che questo villaggio sia quello natale del Messia. P. Raymond Brown, tra i maggiori esegeti dei Vangeli dell’infanzia, non prende una posizione netta tra le informazioni contrastanti, pur riconoscendo che quelle a favore della nascita a Betlemme siano molto deboli. Il dibattito continua.