Lo scaricamento nell’oceano delle acque usate per raffreddare il nucleo della centrale nucleare sta sollevando molte proteste.
Lo scaricamento nell’oceano delle acque usate per raffreddare il nucleo della centrale nucleare sta sollevando molte proteste.
Da tempo il governo giapponese ha deciso di scaricare nell’oceano le acque usate per raffreddare il nucleo della centrale nucleare di Fukushima, che nel 2011 aveva subito un grave incidente, e le operazioni sono iniziate verso fine agosto. L’Agenzia atomica internazionale (AIEA) aveva dato il suo parere positivo, ma in ampie zone dell’Asia pacifica si sono sollevate forti proteste. Tra queste, quella della Chiesa cattolica del Giappone, che attraverso la Commissione Giustizia e pace della locale Conferenza episcopale ha ribadito la propria contrarietà in una nota.
Come riporta AsiaNews, qui vengono innanzitutto citate le parole di un passo biblico del profeta Ezechiele: «Figlio dell’uomo, intona un lamento su Tiro, la città situata all’approdo del mare, che commercia con i popoli e con molte isole» (Ez 27,2-3). Poi la richiesta: «Il governo dovrebbe ascoltare con umiltà le proteste dei residenti locali e dei pescatori dell’Asia Orientale, delle isole del Pacifico e di altre persone in patria e all’estero». Entrando nei dettagli scientifici della questione, viene affermato che il trizio contenuto nell’acqua trattata non dovrebbe essere rilasciato nell’oceano per nessun motivo, in quanto viene assorbito nelle cellule degli organismi viventi ed entra nella catena alimentare.
Secondo l’AIEA, i componenti radioattivi residui saranno sufficientemente diluiti, ma la Commissione Giustizia e pace pone dei problemi: per quanto tempo verranno rilasciati? Quale sarà alla fine l’inquinamento, considerando che le operazioni di raffreddamento del combustibile sono in ritardo e l’acqua contaminata continua ad aumentare? Quindi ribadisce: «Tutte le distruzioni ambientali sono un problema che deriva dalla nostra negligenza nel ritenere che una certa quantità sia tollerabile. La nostra determinazione a non permettere mai questo atto oltraggioso è una questione di etica e di responsabilità nei confronti della terra di domani e dei figli del futuro».
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