Un gruppo di volontari iracheni si sta impegnando nel ripristino degli edifici storici cittadini, anche cristiani.
Un gruppo di volontari iracheni si sta impegnando nel ripristino degli edifici storici cittadini, anche cristiani.
Mosul non è una città completa senza i cristiani. A dirlo è Mohammed Essam, uno dei cofondatori di un gruppo di volontari iracheni chiamato Braccia di Mosul (in arabo Sawaed al-Museliya) che si sta impegnando nel ripristino degli edifici storici cittadini, anche di quelli cristiani. La voglia che li spinge è il tentativo di andare oltre ai drammatici anni e alle ferite dello Stato islamico (l’Isis). I miliziani del sedicente califfato hanno ottenuto il controllo della città, come di gran parte della Piana di Ninive, nell’estate del 2014, costringendo cristiani, yazidi, sabei e altri musulmani a fuggire nel Kurdistan iracheno. Ne sono seguiti tre anni di violenza e terrore, oltre che di distruzione di luoghi sacri come la moschea di al-Nouri e la chiesa di Al-Saa, o Nostra Signora dell’Ora.
In questi gironi, come riporta AsiaNews, i volontari, assieme ad altri ragazzi musulmani, stanno ripulendo dai detriti la chiesa siro-cattolica di san Tommaso, risalente alla metà dell’Ottocento. Quando arrivarono in città, i terroristi la saccheggiarono dei suoi beni e la vandalizzarono. Dopo un periodo di abbandono, col rischio di crolli strutturali, questi giovani l’hanno presa a cuore come simbolo di rinascita contro il terrore jihadista. La cancellazione della scritta in arabo “Terra del Califfato”, che campeggiava su uno dei muri dell’edificio di culto, ha un significato: Mosul deve cambiare ed essere percepita come un luogo dove i cristiani possano sentire ancora l’appartenenza a questa terra, dove essi possano tornare.
Fin da quando la città è stata liberata, il gruppo di volontari si è prodigato nell’assistenza e nell’aiuto di chi ne aveva bisogno, distribuendo cibo e beni di prima necessità e ricostruendo case. Intanto, sono solo una cinquantina le famiglie cristiane tornate a Mosul, nonostante le centinaia di persone proveniente dalla Piana di Ninive e dai villaggi cristiani la frequentino per motivi di studio e lavoro.
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