Con Giovanni Paolo I Dio ci ha mostrato che l’unico tesoro è la semplice fede degli apostoli

Prefazione di Papa Francesco a una raccolta di testi e documenti di papa Luciani.

«Giovanni Paolo I – Albino Luciani è stato Vescovo di Roma per 34 giorni. Con lui, in quelle rapide settimane di pontificato, il Signore ha trovato il modo di mostrarci che l’unico tesoro è la fede, la semplice fede degli Apostoli, riproposta dal Concilio ecumenico Vaticano II». Inizia così la prefazione di Papa Francesco al libro Il Magistero. Testi e documenti del pontificato di Giovanni Paolo I, curato dalla Fondazione vaticana Giovanni Paolo I. Il pontefice che fu a capo della Chiesa per soli trentaquattro giorno nel 1978 verrà proclamato beato il prossimo 4 settembre, dopo che il 13 ottobre scorso è stato promulgato il decreto papale sulla guarigione straordinaria di una bambina di undici anni gravemente malata attribuita alla sua intercessione.

Come riporta Vatican News, egli sarà il sesto dei papi del Novecento per i quali è stata introdotta la causa di beatificazione e canonizzazione. Iniziata nel 2003, ha portato al riconoscimento dell’evento miracoloso, scientificamente inspiegabile, e ora dopo l’esito di un ultimo processo si saprà se Giovanni Paolo I diventerà santo. Nella prefazione, Papa Francesco scrive:

«Nel tempo breve vissuto come Successore di Pietro, papa Giovanni Paolo I ha confessato la fede, la speranza e la carità, virtù donate da Dio […]. E ci ha ripetuto che la predilezione dei poveri fa infallibilmente parte della fede apostolica, quando […] ha citato le formule e le preghiere imparate da bambino per riaffermare che l’oppressione dei poveri e il “defraudare la giusta mercede agli operai” sono peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio”. E proprio per la fede del popolo cristiano, a cui egli apparteneva, ha potuto rivolgere uno sguardo profetico sulle ferite e i mali del mondo, mostrando quanto anche la pace stia a cuore alla Chiesa».

L’attuale pontefice cita poi alcune parole con le quali papa Luciani esprimeva l’auspicio che «la Chiesa, umile messaggera del Vangelo a tutti i popoli della terra, possa contribuire a creare un clima di giustizia, fratellanza, solidarietà e di speranza, senza la quale il mondo non può vivere». Per lui era fondamentale il semplice camminare sulla terra nella fede degli apostoli, quella ricevuta «nella sua famiglia di operai ed emigranti, che conosceva la fatica della vita per portarsi a casa il pane». Di questo dono faceva parte anche l’umiltà, «il riconoscersi piccoli non per sforzo o per posa, ma per gratitudine. Perché si può essere resi umili solo nella gratitudine per aver provato la misericordia senza misura di Gesù e il Suo perdono. E così può diventare facile anche fare quello che Lui chiede: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29)».

Papa Francesco ricorda infine ciò che disse Óscar Arnulfo Romero alla messa che celebrò in memoria del pontefice scomparso. Il santo martire disse che «se le porte dell’inferno e la morte non prevarranno, questo non accade per le “spalle fragili” del Papa, ma perché il Papa “è sostenuto da Colui che è la vita eterna, l’immortale, il santo, il divino: Gesù Cristo, nostro Signore”. E questo è il mistero che risplende anche nella vicenda e negli insegnamenti di Giovanni Paolo I».