La grave emergenza profughi in Camerun

Ancora una volta, i terroristi di Boko Haram costringono con le loro violenze decine di migliaia di persone a fuggire.

“La situazione è drammatica e in continua evoluzione. Al momento, sono più di 40.000 i profughi fuggiti dagli attacchi di Boko Haram a fine gennaio in Nigeria. Si trovano in condizioni di grande precarietà a est di Kousseri, nell’Estremo Nord del Camerun. C’è bisogno di un aiuto urgente.”

Questo è il drammatico appello lanciato da fratel Fabio Mussi, missionario del Pime e responsabile della Caritas della diocesi di Yagoua, attraverso Mondo e Missione. L’ennesima gravissima tragedia umanitaria, l’ennesimo esodo di massa di uomini, donne e bambini senza nulla e che si ritrova in mezzo al nulla a cui nessuno presta la dovuta attenzione: la violenza cieca dei miliziani di Boko Haram non fa più notizia.

Nei pressi di Goura, vicino al confine con la Nigeria, è stato allestito un campo profughi con capanne di fortuna dove tutto è provvisorio e dove non c’è praticamente nulla. I bisogni primari come cibo, acqua e cure mediche vengono garantiti dalle agenzie umanitarie, tra cui la Caritas, che riescono a raggiungere questo luogo remoto. Fratel Fabio è stato a visitarlo, accompagnato da una scorta perché rapimenti o attacchi da parte dei terroristi sono sempre da temere.

Assieme alla sua equipe, ha individuato la presenza di oltre 6.000 bambini sotto i cinque anni. Il livello nutrizionale di quelli sotto i due anni è molto preoccupante, con casi di malnutrizione acuta. Inoltre, il rifornimento di acqua arriva a dieci litri al giorno a persona, quantità largamente insufficiente per far fronte a tutti i bisogni. Questa regione semidesertica del Camerun sta infatti affrontando i mesi più caldi e secchi dell’anno.

“Nonostante difficoltà di ogni tipo, noi cerchiamo di garantire il massimo dell’attenzione a questa tragedia umanitaria. Per questo abbiamo dato la nostra disponibilità a intervenire in caso di necessità urgente e continuiamo il dialogo con le agenzie delle Nazioni Unite per un intervento specifico soprattutto nel contrasto alla malnutrizione e nel rifornimento d’acqua, ma anche per migliorare complessivamente le condizioni di vita delle persone, aiutandole a sostenere percorsi di resilienza.”

Ma al missionario non basta cercare di aiutare bambini e anziani a far fronte alla malnutrizione. Vorrebbe fare molto di più, come costruire almeno sei pozzi per fornire acqua potabile e garantire condizioni minime di igiene per evitare il diffondersi di malattie e realizzare una campagna di vaccinazioni soprattutto contro la meningite.