Un grido di misericordia al confine tra Messico e Stati Uniti

Vescovi e sacerdoti di frontiera chiedono che in tempi bui il popolo di Dio sia chiamato a essere audace.

“Il deserto parla, perché su questa terra è caduto il sangue di molti che stavano cercando di attraversarlo per trovare una vita decente, e possiamo sentire il grido della terra che dice che le nostre politiche hanno delle conseguenze.”

È intervenuto con queste dure parole, riportate dall’Agenzia Fides, il vescovo di El Paso Mark Seitz durante l’incontro dei vescovi delle diocesi di frontiera tra nord del Messico e Texas, che si è tenuta il 26 febbraio a Sunland Park, area nel New Mexico (Stati Uniti) confinante con Anapra, nel comune di Juárez (Messico). La cerimonia interreligiosa per la giustizia e la pace ha portato sacerdoti provenienti da entrambi i Paesi a lanciare un grido di misericordia per i migranti che cercano di attraversare la frontiera, con una preghiera dinanzi al muro e la sua benedizione.

Mons. Seitz ha chiesto di ricordare i morti per evitare il ripetersi delle tragedie come quella dei bambini guatemaltechi Jakelin e Felipe, deceduti mentre attraversavano il deserto sotto la custodia della pattuglia di frontiera. Dal lato messicano, padre Bill Morton ha chiesto a entrambe le comunità di accogliere le migliaia di migranti che continuano ad arrivare in citta come Juárez e El Paso. Padre Robert Stark, della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero Vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha affermato: «La nostra fede dice che dobbiamo costruire ponti e non muri, questa è la nostra missione».

Decine di religiosi e laici si sono quindi schierati contro le barriere di cemento e filo spinato che sono state installate sui ponti internazionali, con l’obiettivo di far riconoscere, rispettare e promuovere i diritti delle persone in fuga dai propri Paesi che cercano riparo per motivi di sicurezza. In questo tragico contesto, lo slogan usato è stato: «I tempi bui chiamano il popolo di Dio ad essere audace».