Guerra civile in Sudan, molti religiosi costretti a fuggire

I membri della Chiesa che riescono a rimanere stano aiutando i profughi in un clima di confusione e violenza.

A causa di una drammatica guerra civile, il Sudan si sta svuotando di ecclesiastici e religiosi, sia locali che stranieri. Da quando è scoppiato lo scontro tra l’esercito governativo e le milizie ribelli del Rapid Support Forces, ovvero dal 15 aprile, la popolazione continua a fuggire da bombardamenti e saccheggi e i membri della Chiesa lasciano il Paese perché fortemente esposti alle violenze. Il problema è anche il clima di confusione, in quanto si passa dal sentire dichiarazioni che parlano di un miglioramento della situazione al constatare la continuazione di distruzioni e razzie, ad esempio tramite i video diffusi sui social network.

Lo ha detto un missionario religioso a Vatican News, che ha voluto restare anonimo per ragioni di sicurezza. Secondo lui, per chi è rimasto la scelta si fa difficile. La Chiesa è in uno stato di scompiglio, con i cristiani che si sono sparpagliati in tutte le direzioni e che vengono aiutati a scappare sia da un punto di vista logistico che economico. Poi, pensando al futuro, c’è il problema che i religiosi che se ne sono andati dovranno affrontare, oltre ai traumi, il problema di ottenere un nuovo visto di ingresso, per il quale bisogna attendere anche anni.

Sul fronte umanitario, racconta il missionario, la Chiesa sta assistendo i cristiani che fuggono verso il Sud Sudan e accedono ai campi profughi sudanesi a Renk, che si stanno riempiendo di gente e nei quali si stanno forse diffondendo il colera e la malaria. Il loro obiettivo è raggiungere Juba, ma il costo per il viaggio è esorbitante. Poi, ci sono altri profughi che hanno come meta l’Egitto, ma trovano difficoltà a entrare nel Paese nordafricano e sono costretti ad attendere in zone desertiche e inospitali. C’è inoltre chi scappa dal Darfur, l’immensa regione sudoccidentale nella quale la guerra civile è alimentata dalle fazioni tribali, per andare nel Ciad, ma qui le notizie sono scarse e frammentate.