Guerra in Ucraina, le campane delle chiese possono dare l’allarme

In molte città del Paese invaso dall’esercito russo tanti sacerdoti e religiosi restano per dare sostegno e protezione ai fedeli.

«Le campane delle chiese possono suonare allarmi in tutta l’Ucraina. Dopo aver sentito le campane, è necessario recarsi urgentemente ai rifugi». L’importante messaggio inviato sabato sera sul canale Telegram del Parlamento ucraino e rilanciato dalla locale agenzia di informazione religiosa Risu mostra come le chiese stiano assumendo un ruolo attivo durante degli attacchi aerei e missilistici lanciati dagli invasori russi, come si legge su Agenzia S.I.R.. Anche il nunzio apostolico a Kyiv (traslitterazione in ucraino del nome della capitale ucraina conosciuta come Kiev), l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, e tutto il personale quando sentono suonare un allarme o passare un missile si rifugiano nello scantinato della loro sede. In un’intervista a Vatican News di sabato, il prelato ha espresso le sue maggiori preoccupazioni: con le difficoltà a spostarsi e a trovare assistenza, cosa fanno i malati? E i bambini, chiusi nelle cantine o nelle stazioni della metropolitana, che sofferenze stanno passando?

A Odessa, fondamentale città portuale ucraina sul Mar Nero che sta cercando di resistere all’attacco russo, la Chiesa greco-cattolica sta assicurando la celebrazione della messa ogni mattina e la Caritas diocesana ha aumentato i suoi interventi sia nella distribuzione di cibo che negli aiuti psicologici, in particolare nei confronti dagli anziani e dei più poveri. Sabato, don Oleksandr Smerechynskyj ha dichiarato a Vatican News che «La gente ha paura, in molti vogliono abbandonare la città. Si stanno formando lunghe code per accaparrarsi le ultime scorte di cibo e di benzina e fare prelievi al bancomat è diventato quasi impossibile», ma i sacerdoti hanno deciso di restare per rassicurare i fedeli e la popolazione.

Dell’aspetto psicologico della guerra ha parlato all’Agenzia S.I.R. anche monsignor Vasyl Tuchapets, esarca della Chiesa greco-cattolica ucraina a Kharkiv, città vicina al confine con la Russia in questi giorni pesantemente bombardata: «In questo momento, la presenza della Chiesa è molto necessaria. Confessioni e conversazioni spirituali aiutano le persone a uscire da uno stato di crisi psicologica». Infatti, per lui gli abitanti stanno vivendo nella paura, nell’ansia e nel panico e per questo hanno perso il senso di una risposta adeguata a ciò che sta accadendo.

In tutta l’Ucraina sono tanti anche i religiosi che rimangono a svolgere la propria missione in questi giorni drammatici. L’Osservatore Romano scrive che tra i francescani, circa sessanta divisi in diciassette case sparse un po’ in tutto il Paese, c’è chi racconta che la propria chiesa lasciata aperta continua a essere piena di gente e chi ospita alcune famiglie con bambini perché hanno paura di rimanere nelle loro case. Gli oblati di Maria Immacolata, una trentina in dieci case nel territorio ucraino, continuano a rimanere vicini alle persone spaventate accogliendole nelle chiese, pregando con loro per alleviare la paura e cercando assieme a dei volontari di trovare quelle non autosufficienti, dice L’Osservatore Romano. Come riporta l’Agenzia Fides, Lviv (Leopoli), città nell’estremo ovest dell’Ucraina non ancora colpita dalla guerra, il monastero di Don Orione è stato messo a disposizione dei profughi e di quanti ne avranno bisogno.