Haiti, missionari asserragliati dentro l’ospedale

Nella capitale Port au Prince le bande armate locali impediscono alla gente di uscire da casa, così in molti fuggono.

A Port au Prince, la capitale di Haiti, l’instabilità e la violenza continuano a obbligare le persone a stare chiuse in casa. Con il mondo sostanzialmente indifferente alla tragedia sempre più grave dell’isola caraibica, i religiosi presenti provano ad aiutare la gente che resta e deve affrontare quotidianamente le gang criminali locali, che sono riuscite a fari dimettere il premier. Infatti, secondo un rapporto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite, nelle ultime settimane sono fuggite dalla città più di cinquantatremila persone, metà delle quali si vanno a sommare ai centosedicimila profughi scappati in precedenza nel sud del Paese.

All’Agenzia Fides il missionario camilliano padre Erwan, economo del Foyer San Camillo che si trova a nord della capitale, ha raccontato: «Le bande diventano ogni giorno più armate e più feroci. Siamo asserragliati dentro l’ospedale, con la speranza che non ci assaltino. Non possiamo uscire per acquistare cibo o farmaci per le persone che ospitiamo: bambini disabili, malati, parenti dei ricoverati e il personale medico e infermieristico». ha poi aggiunto: «Ci hanno consentito, previo pagamento del pizzo, di uscire una sola volta con l’ambulanza per acquistare trenta bombole di ossigeno per i ricoverati e per gli interventi chirurgici. La situazione è ogni giorno più pericolosa».

La situazione, dunque, sta peggiorando, visto che appare ancora più difficile rispetto a quello che aveva descritto solo poche settimane fa suor Marcella Catozza della Fraternità Francescana Missionaria di Busto Arsizio, da vent’anni ad Haiti e impegnata in una delle bidonville di Port-au-Prince. «Difficile perché sono difficili i collegamenti, è difficile incontrarsi, difficile lavorare insieme. Si è un po’ tutti isolati. Ognuno va avanti per conto suo, cercando di costruire legami là dove può», aveva spiegato. Il Consiglio presidenziale transitorio non ha ancora sbloccato lo stallo politico. Per la riappacificazione del paese la strada sembra purtroppo lunga.