Quest’opera fortemente danneggiata racconta gli orrori della storia, ma è anche un simbolo di speranza.
Quest’opera fortemente danneggiata racconta gli orrori della storia, ma è anche un simbolo di speranza.
In un recente messaggio su Twitter dedicato alla guerra in Ucraina, Papa Francesco ha pubblicato l’immagine di un’icona con la Madonna accanto alla seguente preghiera per la pace: «Chiediamo alla Regina della Pace di stendere su di noi il suo manto: sotto la sua protezione cerchiamo rifugio. Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo alla prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta!». Come si legge su L’Osservatore Romano, quest’opera dipinta tra il XVII e il XVIII secolo è l’unico esempio di arte ucraina conservata nei Musei Vaticani e rappresenta la Vergine Odigitria secondo il celebre modello iconografico bizantino.
La pittura è molto rovinata, in quanto nel periodo dell’Unione Sovietica l’oggetto era usato come ripiano di un armadio in un ripostiglio del campanile del villaggio di Popeliv, così da nasconderla a eventuali perquisizioni. Agli inizi degli anni Novanta, dopo il crollo del regime, il monaco Sebastian Dmytrukh si era messo a cercare antiche icone sopravvissute alla distruzione e trovò anche questa. Dopo essere stata sottoposta a restauro, per quello che era possibile, ed esposta nella centrale Galleria d’arte di Lviv (Leopoli), l’immagine sacra fu donata, assieme alla ricostruzione dell’originale, a papa Giovanni Paolo II durante l’incontro nella città che concludeva lo storico viaggio apostolico in Ucraina del 2001.
L’opera rappresenta la Madonna a mezzo busto, vestita con una tunica blu dalle maniche ornate e avvolta da un ampio maphorion rosso con bordure dorate. Sulla fronte e sulle spalle c’erano come da tradizione tre stelle a simboleggiare la sua perpetua verginità, oggi non più visibili. Ma è la figura del Bambino, da lei mostrato ai fedeli (odigitria significa “colei che indica la via”), la più danneggiata, in quanto rimane solo parte del braccio benedicente e del nimbo: doveva essere raffigurato abbigliato con chitone e himation e con in mano un rotolo della Legge. Ai lati ci sono due medaglioni tondi, uno rosso e uno blu, abitati dagli angeli e i monogrammi della Madre e del Figlio.
Icone di questo tipo dovevano esistere nell’antica Rus’ di Kyiv già nel XII e XIII secolo, ispirate al prototipo custodito nel monastero Odigon a Costantinopoli, che nei secoli ebbe numerosissime copie divenendo noto in tutto l’Oriente cristiano, compresi i territori dell’attuale Ucraina. Pensando oggi a questo Paese, da quasi due settimane martoriato dall’invasione russa, non si può non fare un parallelo tra i danni subiti dall’immagine sacra e le sofferenze che sta subendo il popolo ucraino. Al posto del volto mancante di Gesù, cancellato dai drammi della storia, si può sostituire quello dei bambini che proprio ora stanno vivendo gli orrori della guerra.
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