Le idee dei giovani di fronte al pluralismo religioso

Le posizioni e gli atteggiamenti prevalenti sulla base delle interviste raccolte dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo.

Al giorno d’oggi, sono molte le occasioni in cui i giovani possono incontrare coetanei provenienti da Paesi diversi e professanti religioni differenti dal cristianesimo: la scuola, l’attività sportiva, il volontariato. Queste situazioni, che possono creare curiosità e interesse o diffidenza e rifiuto, permettono alle nuove generazioni di essere più libere di quelle dei genitori di fronte al fatto religioso, una dimensione con cui confrontarsi in modo più spontaneo perché all’interno di un rapporto di amicizia e di condivisione di vita. Paola Bignardi, coordinatrice dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, su Avvenire parla di questo tema basandosi sulle interviste raccolte nell’ambito della ricerca sul mondo religioso dei giovani italiani, da lei curata assieme a Rita Bichi.

“L’atteggiamento prevalente dei giovani verso le religioni diverse dal cristianesimo è quello del rispetto, della curiosità, della tolleranza. Come incontrano coetanei che rappresentano e interpretano culture diverse, così si confrontano con naturalezza con coloro che professano religioni diverse dalla propria. L’opinione di questo giovane lo dice chiaramente: «Penso che ognuno sia libero di credere in quello che vuole. Si deve trovare un dialogo comune, però l’importante è che ci sia rispetto reciproco» […]. Molte volte, però, la posizione dei giovani diventa meno sbrigativa e più attenta: si coglie interesse per un modo diverso di entrare in dialogo con Dio, curiosità per modi originali di esprimere il proprio credo, l’ammirazione per un impegno coerente e deciso nel vivere ciò che la fede richiede, il fascino per ciò che è possibile ricevere dalla religione in termini di tranquillità e di benessere interiore.”

Ci sono molte posizioni, a seconda della sensibilità personale e delle esperienze vissute: gli entusiasti che guardano al valore unico di ogni religione; gli scettici che pensano che a tanti credo corrisponda una mancanza di certezza; i sincretisti che prendono da ogni fede ciò che ritengono più consono per sé. Questi ultimi rispecchiano la tendenza più diffusa, probabilmente come conseguenza della scarsa conoscenza della propria e delle altrui religioni e di un’identità religiosa piuttosto debole. Comunque, la complessità e le inquietudini odierne contribuiscono a risvegliare in diversi giovani, anche in quelli che si dichiarano cristiani e praticanti, una nuova questione spirituale.

“Le considerazioni dei giovani tratteggiano in qualche modo il loro profilo religioso ideale, libero da un opprimente senso del proprio peccato, come questa ragazza che auspica che ci si scrolli «di dosso il senso di colpa continuo, il peccato che è dentro di noi sopra di noi, mi pento e mi dolgo, che è molto presente nella religione cattolica». Qualcuno desidera anche una minore presenza di mediatori, per un rapporto più diretto con Dio: «Avere meno figure di mediatori, come può essere il prete, la suora; religioni dove c’è un rapporto più diretto e dove entra molto anche la natura come manifestazione della bellezza e della grandezza di Dio». La religione che i giovani auspicano, poi, è inclusiva, pacifica, tollerante delle differenze, è anche semplice, senza troppe rigidità e troppi orpelli.”