Imparare da Gesù seguendo il suo cammino

L’esistenza terrena di Cristo può essere meditata anche esaminando il suo peregrinare nei luoghi della rivelazione della verità di Dio.

L’esistenza terrena di Gesù può essere efficacemente meditata anche tramite la presa in esame del suo effettivo camminare, secondo quanto è testimoniato dai Vangeli. Seguirlo nel suo peregrinare lungo le strade e i villaggi della Galilea, attraverso il deserto, sulla riva del lago o salendo un monte, per le vie della Giudea e di Gerusalemme, vuol dire seguirlo nei luoghi dell’effettuale rivelazione della verità di Dio e dell’uomo. Ciò che Lui ha vissuto e sperimentato è un riferimento normativo ed esemplare per il cristiano di ogni tempo, per cui anche il cammino di Gesù diventa il cammino del discepolo.

Nell’analisi di p. Gilberto Depeder su Credere Oggi relativa al Vangelo di Marco, si legge che i primi passi del Gesù adulto sono diretti verso il basso: dal villaggio collinare di Nazaret scende fino alla depressione del fiume Giordano, uno dei punti più bassi della Terra («Venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni», 1,9). Questo cammino corrisponde a una reale discesa nell’umanità dolente e prostrata, nel luogo dove i peccatori si facevano battezzare in attesa di un intervento salvifico da parte di Dio. In Galilea, Gesù è intento a camminare sulla riva del lago («passando lungo il mare di Galilea», 1,16), osservando il lavoro dei pescatori. È durante questo tragitto a piedi che vengono chiamati i primi quattro discepoli, che si metteranno a seguirlo («lo seguirono», 1,18; «andarono dietro a lui», 1,20). affiancando lo stile di apostolato itinerante di Gesù. L’istruzione stessa dei discepoli avviene di frequente durante un cammino.

Spesso è lungo una strada che Gesù fa i propri incontri, tra chi si presenta a Lui per essere guarito (1,40; 5,22-27; 6,56; 7,32; 8,22; 9,17; 10,46), chi ne contestano l’operato (2,23s.; 8,11), chi viene chiamato (2,14) e chi gli corre incontro (10,17). Ed è salendo su un monte, luogo biblico della stipulazione dell’alleanza con Dio e significativo della maturazione della propria esperienza religiosa, che si manifesta la direzione della missione di Cristo in conformità alla volontà del Padre: lo fa per costituire il gruppo dei dodici apostoli (3,13), per pregare dopo aver costretto i discepoli a sottrarsi al plauso della folla (6,46) e negli episodi della Trasfigurazione (9,2) e del monte degli Ulivi.

Il cammino di Gesù, che si spinge poi oltre i confini della Galilea, dalla Decapoli alla Samaria, si conclude nella Giudea, a Gerusalemme. Proprio nelle ultime ore della sua vita, il racconto marciano non utilizza più verbi che ne esprimono il movimento. Non è più Cristo che si sposta dove vuole, ma sono gli altri, dai soldati alla folla fino ai capi dei sacerdoti, che lo fanno andare dove vogliono («condussero», 14,53; 15,16-22; «portarono via», 15,1). Egli si mette così nelle mani degli uomini, evitando volontariamente di sottrarsi alle estreme conseguenze del loro atteggiamento. Il verbo “consegnare” usato più volte (ad esempio: «il figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori», 14,41) esprime il senso di una vita interamente spesa a servizio degli uomini e il pieno abbandono alla volontà di Dio. È questo ciò che Gesù ha imparato lungo l’intero percorso della propria vita, aprendo a noi la possibilità di un rinnovato cammino. Il mattino di Pasqua, infatti, il giovane al sepolcro assicura alle donne: «Egli vi precede in Galilea» (16,7).