India, un altro caso di persecuzione religiosa contro cristiani

Degli estremisti indù hanno attaccato un gruppo di fedeli che stava pregando con il proprio reverendo in una abitazione.

Continuano in India gli attacchi ai cristiani. Questa volta è accaduto nel villaggio di Panch Gachia, in West Bengal, dove intorno alle sette del mattino del 20 marzo una ventina di fanatici indù hanno fatto irruzione in una casa privata, appartenente a un fedele della locale Chiesa evangelica, dove un gruppo di persone si era radunato per pregare: vi erano otto donne, due ragazzi e il pastore Anand Hari della Full Gospel Church. Tutti sono stati colpiti da calci, pugni e bastonate, ma la peggio l’ha avuta il reverendo, picchiato con forza e ora ricoverato in ospedale in gravi condizioni.

Lo rivela ad AsiaNews Shibu Thomas, fondatore di Persecution Relief, organizzazione che si occupa di difendere i cristiani discriminati in India. Egli racconta che i violenti sono poi fuggiti e i feriti sono stati aiutati da altri fedeli cristiani la cui attenzione era stata richiamata. Manca un mese alle elezioni generali e l’intolleranza religiosa non si placa. Thomas protesta:

“In India è diventato difficile addirittura pregare nelle case private adibite a luoghi di culto. Inoltre le chiese vengono attaccate, distrutte, bruciate e vandalizzate”. La Costituzione indiana sancisce la libertà di religione e di raduno. I fedeli stavano solo pregando. Se le persone si riuniscono e pregano per i malati, la nazione, la famiglia e persino i politici, non fanno nulla di sbagliato. […] I fedeli delle altre religioni non hanno limitazioni per incontrarsi. Possono farlo negli uffici pubblici, nelle proprietà private, senza avere bisogno di chiedere permessi. Invece a noi cristiani viene impedito persino di adorare il Nostro Signore.”